CAGLIARI – “Un grande lutto per il giornalismo sardo e nazionale. Muore un protagonista del giornalismo autonomista che si connette con il mondo, con competenza, ardore professionale e civile, cronista e editorialista implacabile”. Nel ricordo di Franco Siddi, componente del Comitato Esecutivo dell’Ifj, il ritratto di Giorgio Melis, scomparso oggi, a Cagliari, dopo una lunga malattia.
Nato a Cagliari il 28 ottobre 1938, era giornalista professionista iscritto all’Ordine della Sardegna dal 1° febbraio 1965, tanto che nel mese scorso aveva festeggiato le “nozze d’oro” con la professione. Negli anni Ottanta ha lavorato a “L’Unione Sarda” per oltre vent’anni, fino al 1985, raggiungendo il grado di condirettore, per poi passare, dal 1986 al 2003, alla “Nuova Sardegna” assumendo l’incarico di vice direttore. Per la carta stampata ha lavorato anche al “Sardegna”, dal 2004 al 2006, con la qualifica di direttore editoriale anche dei quotidiani del gruppo EPolis di Nichi Grauso. Traumatico il divorzio dal “Sardegna”, dal quale se n’era andato sbattendo la porta dopo essersi visto censurare la pubblicazione di un suo editoriale sul caso Sismi-Abu Omar e l’ambiguo ruolo di Renato Farina, giornalista e informatore dei servizi segreti con nome in codice “Betulla”.
Poi la svolta digitale: nel 2006 ha fondato il quotidiano online “L’Altra Voce”, quindi ha collaborato con “Tiscali Notizie”, “Sardegna 24” e “Sardinia Post”, oltre a curare programmi televisivi sulle emittenti “Videolina” e “Sardegna Uno”. Per un breve periodo è stato anche capo ufficio stampa del Consiglio Regionale della Sardegna. Nel 1985 ha scritto “L’Isola degli altri”, un libro dedicato alla storia della Sardegna del Dopoguerra.
Ed i “suoi” giornali lo ricordano con la stima e l’affetto che si riservano agli uomini migliori. “Uomo libero e giornalista infaticabile, penna affilata, Giorgio Melis – scrive Tiscali Notizie – non si è mai risparmiato. Indimenticabile anche la disponibilità verso i colleghi, specialmente i più giovani, a cui non faceva mancare sostegno e consigli, cercando sempre di trasferir loro, oltre ai segreti di una professione difficile e piena di insidie, il segno totalizzante della passione, l’amore per le notizie.
“Ha raccontato per cinquant’anni, attraverso la cronaca e i commenti, la storia della Sardegna”, aggiunge Sardinia Post sottolineando che Giorgio Melis è stato “forse il più importante tra i giornalisti sardi del dopoguerra…Un uomo contro, un polemista spietato. Non c’è stato evento della storia isolana di cui Giorgio Melis non sia stato narratore e testimone”.
“Dopo le dimissioni dal Sardegna, giunto ormai alla soglia dei settant’anni, Giorgio Melis nel 2006 si lancia a mani nude in una nuova impresa con l’apertura del sito (e per un periodo anche di un giornale cartaceo) L’altra voce che diventa rapidamente un punto di riferimento imprescindibile per quanti vogliono avere delle vicende sarde una lettura non piegata agli interessi della lobby politico-editoriale che controlla l’informazione isolana. I suoi articoli su l’Altra Voce, mentre vengono ripresi da Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo, da Marco Travaglio e Michele Serra, sono messi all’indice da buona parte della classe politica sarda. Addirittura con una richiesta bipartisan di escluderli dalla rassegna stampa del Consiglio regionale. È il febbraio del 2008. Commenta Melis: “La maggioranza dell’assemblea si leva indignata (per fortuna con alcune voci di netto dissenso) o tace e acconsente contro il nostro giornale. Lo mette al centro del dibattito e molti onorevoli concludono: per il trionfo della democrazia, imbavagliate quella voce, fatela tacere. I cannoni contro un moscerino su Internet. Va schiacciato: la Sardegna non ha altri problemi, potrà perseguire le magnifiche sorti e progressive. Ridicolo”.
Il presidente dell’Ordine della Sardegna, Filippo Peretti, ricorda Melis “penna brillante e firma di punta prima all’Unione Sarda e poi alla Nuova Sardegna, per quarant’anni testimone della storia isolana, con commenti spesso polemici e pungenti”, mentre “Sardegna Oggi” parla di “mezzo secolo di giornalismo «controcorrente», attraverso le pagine dei maggiori giornali cartacei dell’Isola, nei quali spesso ha ricoperto incarichi di prestigio”. Anche per la Nuova Sardegna “Melis è stato uno dei giornalisti sardi più importanti del dopo Guerra”.
Insomma, come scrive Casteddu online, un “giornalista come pochi, veramente libero dentro, con la veemenza del contraddistinguere tra i nuclei del potere e i deboli, con un senso fortissimo della giustiza sociale e politica, un uomo della sinistra vera, quella non compromissoria o pennivendola, pronto a pagare di persona, se necessario, ci ha lasciato. E da oggi il mondo del giornalismo sardo sarà molto più povero”.
Il giornalista è morto a 76 anni dopo una lunga malattia. Era un riferimento per tutti