CITTA’ DEL MESSICO (Messico) – E’ morto, a Città del Messico, nell’ospedale dove si trovava ricoverato per l’aggravarsi di una polmonite, lo scrittore colombiano Gabriel Garcia Marquez. Considerato uno dei più grandi scrittori di tutti i tempi in lingua castigliana, aveva ricevuto il Premio Nobel per la letteratura nel 1982, ma già nel 1967 era stato il romanzo “Cent’anni di solitudine” a consacrare il suo genio letterario nel mondo. Garcia Marquez aveva compiuto 87 anni il 6 marzo scorso.
“Per sempre Gabriel”, sottolinea, in un titolo a tutta pagina, il quotidiano di Bogotá “El Espectador”. Mentre il presidente della Colombia, Juan Manuel Santos, scrive su Twitter: “Mille anni di solitudine e tristezza per la morte del più grande dei colombiani di tutti i tempi. Solidarietà e condoglianze a Gabo e la famiglia”.
Come Santos, altri capi di Stato latinomericani hanno già pubblicato i loro omaggi e commenti alla morte del premio Nobel su Twitter: “Se n’è andato Gabo, avremo cent’anni di solitudine, ma ci restano le sue opere e il suo amore per la Patria Grande. Hasta la victoria siempre!”, ha scritto l’ecuadoriano Rafael Correa, in un commento esplicitamente politico. Mentre il peruviano Ollanta Humala è rimasto su toni letterari: “L’America Latina e il mondo sentiranno la partenza di questo sognatore. Riposa in pace Gabriel Garcia Marquez, laggiù a Macondo”.
L’ex presidente cileno Sebastian Pinera ha, invece, ricordato le opere più famose dello scrittore: “Cent’anni di solitudine. L’amore ai tempi del colera. Cronaca di una morte annunciata: oltre alle sue eccentricità sono parte della sua eredità”.
“E’ morto un grande della letteratura latinoamericana. Ci lascia un’opera prolifica e che ci ispira, che continuerà ad alimentare la nostra immaginazione”, ha aggiunto Pinera.
Infine l’ex presidente colombiano Alvaro Uribe ha ricordato che “milioni di abitanti del pianeta si sono innamorati della nostra patria affascinati dai suoi libri”.
E’ Jaime Abello, responsabile della Fondazione Gabriel Garcia Marquez per il nuovo giornalismo iberoamericano di Cartagena, a ricordare il lavoro svolto dallo scrittore – e giornalista (fu uno dei primi nell’America Latina ad occuparsi di “New Journalism”) – tramite fondazioni e scuole sul fronte del cinema e del giornalismo, da lui inteso – precisa Abello – come “una passione e un modo di esercitare una cittadinanza attiva”.
Vale la pena ricordare che Gabriel Garcia Marquez cominciò la sua storia proprio come giornalista. All’inizio fu redattore e poi reporter della testata “El Universal”, poi dal 1949 del quotidiano “El Heraldo” e, infine, nel 1954 si trasferì a Bogotà per lavorare a “El Espectador”.
“Grazie Gabo, maestro di maestri”: cosí nel suo messaggio Abello, da anni il braccio destro del Nobel colombiano – porteremo avanti il tuo mandato e le tue scuole, lavorando in tanti modi in questo che è il miglior mestiere del mondo”.
Anche Barack Obama ha voluto omaggiare il genio letterario di Gabriel García Marquez: “Con la sua morte il mondo ha perso uno dei suoi più grandi scrittori visionari e uno dei miei preferiti sin da quando ero giovane”.
“Chiamato affettuosamente ‘Gabo’ da milioni dei suoi fan – ricorda Obama – ha vinto il Nobel con il suo capolavoro ‘Cent’anni di solitudine’. Una volta ho avuto il privilegio di incontrarlo in Messico, dove mi ha regalato una copia di questo capolavoro con dedica, un volume che oggi accarezzo con affetto”.
“Fiero colombiano, rappresentante e voce del popolo delle Americhe, maestro del genere del ‘realismo magico’, che ha ispirato tanti altri a prendere in mano la penna. Il mio cordoglio – conclude il presidente degli Usa – va alla sua famiglia e a suoi amici, che spero abbiano conforto nel fatto che l’opera di Gabo continuerà a vivere per le generazioni a venire”.
Il Premio Nobel, scrittore e giornalista, è morto a 87 anni. Il mondo piange il suo genio