ROMA – Il giornalista Enzo Carra, ex parlamentare Dc, è morto stanotte a Roma. Aveva 79 anni e, dopo una lunga carriera di cronista parlamentare, si era dedicato alla politica attiva. Nato a Roma l’8 agosto 1943, laureato in giurisprudenza, era giornalista professionista iscritto all’Ordine del Lazio dal 26 maggio 1971.
Dal 1970 al 1987 redattore politico ed editorialista del quotidiano Il Tempo, dal 1989 al 1992 è stato capoufficio stampa della Democrazia Cristiana. Dal 1994 al 2001 è stato autore per la Rai di numerose inchieste televisive, tra cui un reportage a Cuba immediatamente dopo la visita di papa Giovanni Paolo II, un’intervista a Gheddafi durante l’embargo di Libia e quella che sarà l’ultima intervista a Madre Teresa di Calcutta.
Sul finire del 2000 è stato uno dei fondatori e componente dell’esecutivo della Margherita, prima a capo del dipartimento Cultura, poi del dipartimento Politiche della conoscenza.
Nel 2001 viene eletto alla Camera dei deputati nella lista della Margherita, nel collegio di Napoli e provincia. Durante la legislatura è membro della Commissione per la Vigilanza Rai, della Commissione Cultura e relatore di minoranza della legge Gasparri sull’emittenza radiotelevisiva.
Nell’aprile 2006 viene rieletto alla Camera per la Margherita nella circoscrizione Lazio 1. Nella XV legislatura è membro della Commissione Poste Trasporti e Telecomunicazioni, e presenta un Progetto di legge sull’arte contemporanea che ripropone anche nella successiva legislatura.
Alle primarie Pd del 14 ottobre 2007 viene eletto nell’VIII collegio di Roma alla Costituente del Partito Democratico, dopo la fusione della Margherita con i DS.
Alle elezioni del 13-14 aprile 2008 è candidato ed eletto alla Camera, per il Partito Democratico, nella circoscrizione Sicilia 1 (Palermo, Agrigento, Caltanissetta, Trapani). È ancora una volta membro della Commissione Trasporti, nonché componente della Commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi.
Il 25 ottobre 2009 viene eletto, nella lista «Democratici per Franceschini», all’Assemblea nazionale del PD nel collegio romano Trastevere-Gianicolense.
Il 14 gennaio 2010 esce dal PD, insieme a Renzo Lusetti, e si iscrive al gruppo parlamentare dell’Unione di Centro. Nell’ultima parte della XVI legislatura è stato relatore in Commissione Cultura del disegno di legge, poi approvato, sull’equo compenso per i giornalisti precari. Alle elezioni politiche del 2013 non viene ricandidato alla Camera dei deputati dal leader UDC, Pier Ferdinando Casini.
Il suo nome, ricorda l’Agenzia Italia, ha segnato un episodio chiave della stagione di Tangentopoli, quando furono usati gli “schiavettoni” per condurlo in Aula in Tribunale, a Milano, dopo l’incriminazione e l’arresto per false informazioni al pm, Antonio Di Pietro, nell’ambito dell’inchiesta Enimont. Episodio che scatenò una polemica molto accesa.
Nella politica e nella comunicazione pre-social, quando le edizioni dei telegiornali erano praticamente la metà di quelle attuali, anche i canali all news erano di là da venire e i giornali erano l’altra metà del “verbo” per addetti ai lavori e comuni cittadini, e soprattutto nell’immediata vigilia di un cambiamento che avrebbe sconvolto ogni consolidato assetto di potere, portavoce e capi uffici stampa non si chiamavano ancora “spin doctor” ed avevano un ruolo se possibile ancora più centrale di quello che tuttora, ovviamente, conservano. Enzo Carra, lo declinava con autorevolezza, non senza uno spiccato senso dell’ironia, e autoironia, di taglio “british” che accompagnava un’analisi dei fatti altrettanto acuta e diretta.
Appassionato di cinema e musica quanto della politica, Carra era il portavoce della Dc con Arnaldo Forlani segretario, e progressivamente il suo ruolo era diventato sempre più non solo quello del “comunicatore” ma anche del “tessitore”, tanto all’esterno del partito quanto dentro la stessa Balena Bianca, dentro la quale convivevano “correnti” che per ampiezza e caratura dei rispettivi leader erano praticamente veri e propri partiti nel partito.
Un ruolo forte, importante, amato e odiato, e tuttavia gestito da una persona schiva quanto determinata, perfetto contraltare di Forlani, più felpato nell’azione quanto disponibile nel rapporto con i giornalisti. E un giornalista era, prima di tutto e comunque, anche nella guida della “macchina” di un ufficio stampa organizzato come una redazione, primo banco di prova per tanti giovani poi approdati al giornalismo attivo.
Arriva Tangentopoli e Carra viene coinvolto in un episodio che resta negli archivi, per l’immagine e il dibattito che ne segue: la foto di un “potente” che arriva in tribunale addirittura con gli “schiavettoni” ai polsi, i pesanti ferri di traduzione, quale che ne sia stata la genesi, è di grande impatto e scatena un’accesissima polemica tra garantisti e giustizialisti.
Per l’accusa di false dichiarazioni al pm, Antonio Di Pietro, nell’ambito dell’inchiesta Enimont, Carra viene condannato, è il marzo ’93. Nel marzo 2004 verrà riabilitato.
Enzo Carra lascia la moglie Olga e il figlio Giorgio. I funerali saranno celebrati a Roma sabato 4 febbraio, alle ore 11, nella Chiesa di Sant’Andrea al Quirinale in via del Quirinale. (giornalistitalia.it)
Enzo Iacopino: “Un amico di mille e mille giornalisti”
Voglio ricordarlo così, con un sorriso appena accennato e lo sguardo di chi sa di poter guardare chiunque negli occhi. Senza doverli mai abbassare.
Enzo Carra non amava i toni forti, le urla, gli insulti. Non vi ha fatto ricorso neanche nei momenti cupi che la vita gli ha riservato.
Era un Amico, mio certamente. Ma anche di mille e mille altri giornalisti – gli “ultimi” – che ha cercato di tutelare, ad esempio, con la battaglia in Parlamento per l’approvazione della legge sull’equo compenso. Grazie Enzo, grazie Amico mio.
Enzo Iacopino