PALERMO – Sono addoloratissima. Ho saputo che stamani se n’è andato improvvisamente Enrico Salsi, amico mio caro, maestro nel racconto per immagini. Con la cinepresa prima e con la telecamera dopo ha documentato quarant’anni di cronache siciliane. Dal terremoto nel Belice nel ’68 con suo zio, l’altrettanto mitico Matteo Marsala, e con giornalisti del calibro di Sergio Zavoli, ai delitti di mafia, alle aule dei palazzi di giustizia,
Assieme abbiamo percorso molta strada, abbiamo realizzato tanti reportage e documentari. In Africa e in Sicilia. Ci capivamo con gli occhi. Lui diceva che ero unica per il modo con cui valorizzavo le sue riprese. Ma in realtà ricordo che i rigorosi montatori Rai del Salario a Roma lodavano sempre la qualità delle immagini, con effetti e sonori, realizzate da Enrico Salsi. Lo chiamavo il mio Befano preferito, perché era nato il 6 gennaio. Il 6 gennaio del 1945 a Harar in Etiopia da padre italiano e madre africana.
Giornalista professionista iscritto all’Ordine di Sicilia dal 24 settembre 1991, con lui se ne va un pezzo della mia vita professionale, forse la migliore. Adesso era in pensione da 9 anni, e non si divertiva più. Almeno così raccontava agli amici. Riposa in pace, amico mio. Nessuno muore finché vive nel cuore e nella coscienza degli altri. Condoglianze alla famiglia. (giornalistitalia.it)
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