ROMA – “Da professionista della carta stampata ho sempre avuto l’istinto di raccontare. Continuo a farlo con l’anima senza l’adrenalina che sale nel contatto con il pericolo. Ricordo tra i reportage più drammatici: “Le donne con il mostro in pancia” (le vittime dello stupro etnico) e un altro sui soldati rinchiusi in manicomio, come avvenne dopo il Vietnam ed oggi dopo l’Iraq. Per questo non ho scritto un libro di ricordi. I reportages non sono ricordi…sono fatti”.
È forse racchiusa in queste poche righe, scritte da lei stessa, una chiave per comprendere meglio lo spessore e il lavoro di Bimba de Maria, scomparsa ieri. Bimba de Maria, una giornalista vera, giornalista di esteri, giornalista donna e inviata di guerra negli anni in cui le guerre non si facevano con i droni, ma con i carri armati schierati e spesso operativi contro gli operai affamati. Come si definiva lei stessa sul suo Blog “reporter sans frontiere” ovvero inviata di guerra. Sempre sul fronte. Di guerra, del lavoro, della vita. Rischiò la vita per poter coprire per la Rai la morte di Ceausescu.
In prima linea nel movimento femminista, Gian Maria Volontè la chiamava “compagna reporter”, compagna di Aniello Coppola ex direttore di Paese Sera, Bimba De Maria è stata cronista in anni in cui, fu sempre lei a scriverlo, “fare il giornalista significava camminare border line con l’impegno politico, avere amici attori, intellettuali, politici. Era la Roma dove incontravi Fellini, Pajetta, Pintor e quant’altri. La professione l’ho costruita con impegno e passione come un bell’abito che calza a pennello e che lascia intravedere me….una donna di sinistra e…femminista”. (l’Unità)
Michele Anzaldi