VERONA – Incredulità e sgomento per l’improvvisa scomparsa della giornalista Laura Tedesco, 46 anni, cronista di giudiziaria del Corriere di Verona, dorso locale del Corriere del Veneto. È morta in casa nella notte del suo compleanno.
Nata a Paese, in provincia di Treviso, il 12 luglio 1978, laureata in Giurisprudenza, era giornalista professionista iscritta all’Ordine del Veneto dal 4 ottobre 2006. I primi passi nella professione li aveva mossi alla Tribuna di Treviso come corrispondente per poi approdare al Corriere del Veneto per occuparsi di nera e giudiziaria, prima nella redazione di Trento del Corriere del Trentino, poi in quella di Verona. Giovedì aveva telefonato in redazione per annunciare che non sarebbe andata al lavoro: «Oggi non mi sento molto bene. Va bene se non vengo e ci vediamo domani?». Ma quello è stato il suo ultimo contatto con questo mondo. Preoccupati dalle mancate risposte a messaggi e telefonate, colleghi e parenti hanno lanciato l’allarme e quando i vigili del fuoco, forzata la porta, sono entrati nella sua abitazione non hanno potuto far altro che constatarne il decesso.
«Laura – ricorda il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia – ha dedicato la sua vita alla professione giornalistica, diventando una voce rispettata e autorevole nel panorama dell’informazione regionale. La sua lunga carriera è stata caratterizzata da un impegno costante; un’integrità ineccepibile e una passione straordinaria per la ricerca della verità».
Laura lascia il papà Gaudenzio e il fratello Stefano con la moglie e le due nipotine.
«Laura – scrive il collega Alessio Corazza sul Corriere del Veneto – è stata una cronista di razza. Aveva una qualità che nessuna scuola di giornalismo può insegnare: il fiuto della notizia, il culto del dettaglio, l’intuito per i titoli che toccano le corde delle persone. Passavamo ore a dibattere sui termini giusti da utilizzare, sull’angolo giusto da dare a una notizia, sulla foto più adatta. Discussioni anche estenuanti, ma mai fine a se stesse. Il fulcro, alla fine, del nostro lavoro, che lei interpretava come una missione totalizzante, pretendendo tanto da tutti e in primis da se stessa, di cui era la giudice più severa. Il risultato sono stati migliaia di articoli ficcanti, innumerevoli scoop, tante tantissime storie di vita raccolte raccontate e divulgate a beneficio dei lettori… Amava le storie, raccontava i fatti. Poca retorica, scriveva con un linguaggio asciutto e corretto: aveva la luce negli occhi e andava veloce, di testa e di gambe. Aveva il suo bel carattere e le piaceva anche un po’ dettare i tempi delle sue informazioni, ogni tanto spariva e non si faceva trovare per poi ricomparire con le sue notizie. Sempre più di una, sempre verificate… Non staccava mai, viveva le ferie come un’imposizione, il giorno di riposo come una seccatura: d’altra parte il mondo va avanti sempre e lei voleva esserci, sempre, per raccontarlo. Il giornalismo era la sua vita, la sua vita era il giornalismo».
Alla famiglia e ai colleghi del Corriere il cordoglio del Direttore e della Redazione di Giornalisti Italia. (giornalistitalia.it)
La cronista del Corriere morta improvvisamente nella notte del suo compleanno