VARESE – Giornalismo sportivo in lutto per l’improvvisa scomparsa di Fiammetta La Guidara. È morta, ieri notte, a Varese stroncata da un infarto.Nata a Roma il 25 settembre 1970, laureata in giurisprudenza, era giornalista professionista iscritta all’Ordine del Lazio dal 18 marzo 1997. Viveva a Varese con il marito Tarcisio Bernasconi, team manager della Scuderia del Girasole di Vergiate, che aveva sposato il 25 maggio 2019.
Era una punta di diamante delle riviste della Conti Editore. I settimanali Motosprint e Autosprint e il mensile InMoto sono stati, infatti la sua casa e la sua vita, ma è riuscita a brillare sempre e ovunque: come telecronista di Sky Nuvolari Tv e come addetta stampa, prima del Gentlemen’s Motor Club, poi della Federazione Motociclistica Italiana, quindi del Campionato Italiano TCR DSG Endurance di ACI Sport.
«Motosprint ha perso una persona di famiglia e io un’amica e una collega, vera», ricorda il direttore Federico Porrozzi: «Invidiavo, nel senso buono del termine, il suo approccio al lavoro: aveva sempre il sorriso sulle labbra, era disponibile con tutti, gentile anche con la persona più arrogante e maleducata. Nella sua rubrica aveva contatti di ogni pilota, team manager o personaggio del nostro mondo. E ogni problema, per lei, non era mai un problema, perché lo risolveva all’istante: un comunicato scritto in auto dal lato del passeggero, una traduzione importante dall’inglese. O un’intervista video da fare all’ultimo minuto senza conoscere l’argomento. Prendeva la trousse, con discrezione si dava una “sistemata” (come diceva sempre) ed era pronta. E dopo due minuti ti sbalordiva con i suoi tempi televisivi e la sua sicurezza. E con la capacità di rendere interessanti allo stesso modo una chiacchierata a uno dei suoi campioni preferiti, Max Biaggi, e una con il pilota sconosciuto, quello del trofeo amatoriale della domenica.
Nel nostro lavoro da giornalisti 4.0, era una delle poche a saper fare tutto. Scriveva articoli, faceva le telecronache, girava e montava video, scattava foto. E tutto le riusciva tremendamente bene. Negli ultimi anni ci siamo ritrovati. A Motosprint, appunto. Perché lei era a Motosprint dal 1990. Da sempre, come amava ricordare. Aveva un amore profondo per la nostra testata, attraverso la quale esternava la sua grande passione per le moto e il giornalismo.
Nell’anno e mezzo in cui sono stato il “suo” direttore, ho avuto il piacere di conoscere ancora più a fondo un altro valore aggiunto del lavoro, di Fiammetta. Il suo riuscire a tirare fuori sempre nei suoi pezzi la parte umana del nostro mondo. Quella che si conosce di meno. Che fosse una delle sue “Storie italiane”, un profilo di un campione del passato o uno dei suoi video del format “Fuoripista Sprint”. Sapeva, tanto. E conosceva tutti. E quando non sapeva, studiava e non si faceva mai cogliere impreparata. Ed era innamorata del suo lavoro e delle moto.
Talmente tanto da sorprendere tutti, quando nel 2012 arrivò a Mosca per il round del mondiale Superbike alla guida di una Bmw F650GS con la mamma come passeggera. Dopo aver percorso 6.700 km dall’Italia alla Russia.
I motori sono stati una passione totale nella sua vita, tanto da dedicarsi non solo alle due ruote, ma anche alle quattro. Da oltre una decina d’anni, infatti, ha portato il suo modo di vivere le corse anche sulle pagine di Autosprint, raccontando dalle piste di tutta Italia sorpassi e sportellate dei campionati Turismo.
Nelle serie firmate da Acisport è diventata un punto di riferimento. Sensibilità ed entusiasmo l’hanno sempre contraddistinta. Un vulcano di idee e di iniziative. Sempre pronta a raccontare la notizia con dolcezza. I motori erano il suo mondo e lei l’ha raccontato con grande capacità di analisi».
Federico Porrozzi l’aveva sentita l’altro pomeriggio: «In seguito alle mie inutili rimostranze sul fatto che avrebbe dovuto riposarsi un po’, mi aveva detto: “Fede, mi conosci, non so stare con le mani in mano. E senza scrivere di moto mi annoio”». (giornalistitalia.it)
Leggo questa notizia e resto addolorato, pur non avendo conosciuto personalmente Fiammetta La Guidara. Avete scritto di Lei e della Sua storia con una passione coinvolgente. Una grande professionista, della quale colgo, oltre al talento e alla umanità, l’umiltà. I grandi sono sempre umili e disponibili. Io da cronista di provincia, impegnato negli uffici stampa e nelle televisioni regionali, guardo alla storia di Fiammetta La Guidara con totale rispetto e devozione. Ed aggiungo che non si può morire a 50 anni.La mia modesta vicinanza ai familiari.