Testimone e narratrice con la sua macchina fotografica di fatti di cronaca e di mafia

Addio alla fotoreporter Letizia Battaglia

Letizia Battaglia

PALERMO – È morta stasera la storica fotoreporter Letizia Battaglia, per decenni testimone e narratrice con la sua macchina fotografica di fatti di cronaca e di mafia. Malata da tempo, aveva 87 anni. Lo ha reso noto il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, sottolineando che il capoluogo siciliano «perde una donna straordinaria, un punto di riferimento. Letizia Battaglia era un simbolo internazionalmente riconosciuto nel mondo dell’arte, una bandiera nel cammino di liberazione della città di Palermo dal governo della mafia. In questo momento di profondo dolore e sconforto esprimo tutta la mia vicinanza alla sua famiglia».

Letizia Battaglia

Nata a Palermo il 5 marzo 1935 aveva iniziato la sua lunghissima carriera nel 1969 collaborando con il quotidiano L’Ora, unica donna tra colleghi uomini. Nel 1970 si trasferisce a Milano e dopo una parentesi di quattro anni di collaborazioni con numerose agenzie, torna a Palermo per fondare, con Franco Zecchin, l’agenzia “Informazione fotografica”.
I suoi scatti documentano l’egemonia del clan dei Corleonesi. È stata lei a fotografare all’Hotel Zagarella di Palermo gli esattori mafiosi Salvo insieme a Giulio Andreotti.
Il 6 gennaio 1980 fu la prima fotoreporter a giungere sul luogo in cui venne assassinato Piersanti Mattarella il fratello Sergio mentre sorregge il cadavere. E ancora suo, nello stesso anno, è stato lo scatto della “bambina con il pallone“ nel quartiere della Cala fece il giro del mondo.
Fotografa di fama internazionale, raccontò Palermo nella sua miseria e nel suo splendore, i suoi morti di mafia ma anche le sue tradizioni. Insignita di numerosi premi come l’Eugene Smith, ex aequo nel 1985 a New York con l’americana Donna Ferrat, e l’Eric Salomon Award, ha collaborato con le più importanti agenzie giornalistiche mondiali. Nel 1999 le è stato conferito, invece, il Mother Johnson Achievement for Life.
Delusa dalla sua città, dopo l’assassinio del giudice Giovanni Falcone, il 23 maggio 1992, Letizia Battaglia si allontana dal mondo della fotografia e nel 2003 si trasferisce a Parigi, delusa per il cambiamento del clima sociale e per il senso di emarginazione da cui si sentiva circondata. Ma il richiamo dell’isola è tropo forte e dopo 2 anni torna a Palermo dove, nel 2011, espone le sue opere su iniziativa del Palermo Pride. Nel 2008 appare in un cameo nel film di Wim Wenders Palermo Shooting; Nel 2017 inaugura il Centro Internazionale di Fotografia da lei diretto e nel 2019 è protagonista a Venezia di una mostra monografica retrospettiva dedicata alla sua straordinaria carriera.
Dal suo primo matrimonio ha avuto tre figlie: Cinzia, Shobha e Patrizia Stagnitta. Attivamente impegnata nel sociale e in politica, nel 1979 è stata tra i fondatori del Centro di Documentazione “Giuseppe Impastato” e consulente esterna al carcere dell’Ucciardone. È stata anche consigliere comunale dei Verdi e assessore a Palermo con la giunta guidata da Leoluca Orlando; deputata all’Assemblea regionale siciliana con La Rete e vice presidente della Commissione Cultura (giornalistitalia.it)

 

 

 

Un commento

  1. Filippo Romeo, presidente sezione Unci Catania


    Con la morte di Letizia Battaglia se ne va uno dei testimoni più attenti delle guerre di mafia e del riscatto della Sicilia. Le sue foto in bianco e nero hanno scosso le coscienze e favorito la nascita di un movimento d’opinione contro Cosa nostra. Un “archivio vivente” che, con il suo obiettivo, ha immortalato i tanti volti e le molteplici contraddizioni della nostra Terra. È stato un onore conoscerla e assegnarle nel 2019 il premio giornalistico “Sicilia cronista” alla carriera organizzato dal Gruppo siciliano dell’Unci, una felice intuizione dell’allora presidente Leone Zingales.

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