Giornalista, scrittrice, psicoterapeuta, aiutava le donne vittime di relazioni manipolative

Addio Alessandra Amitrano, il cuore oltre l’ostacolo

Alessandra Amitrano

ROMA – Ci sono persone che non dovrebbero lasciarci mai perché, senza di esse, la vita perde di significato. Diventa incolore, vuota, assurda. Una di esse è Alessandra Amitrano. Aveva 51 anni e – ricordano con un groppo alla gola quanti le hanno voluto bene – «ha attraversato mille esistenze, operando con tenacia, passo dopo passo, e donando sempre con generosità grande».
Il collega Carlo Picozza confida la sua tristezza a Giornalisti Italia e non esita a dire che «persone buone, vicine ai problemi della gente, capaci di coinvolgere ed entusiasmare gli altri, com’era lei, ne nascono una ogni tre milioni. Buttava il cuore oltre l’ostacolo. Sempre».

Alessandra Amitrano

È morta per emorragia cerebrale a Roma, la città che l’ha adottata e nella quale, in età matura, aveva preso la sua seconda laurea, in Psicologia, dopo quella conseguita in Lettere a Filosofia, aggiungendovi la specializzazione in psicoterapia e il master di Gestalt Counseling.
Una vita a 360 gradi la sua, sempre con il sorriso sulle labbra. Un sorriso dolce, solare e contagioso. Counselor, psicoterapeuta, operatrice antiviolenza, scrittrice, giornalista, ma soprattutto àncora di salvezza per tante persone che, senza riserva alcuna, ha aiutato a diventare migliori. Aiutava le donne vittime di relazioni manipolative a «disobbedire, staccarsi, consapevoli che potremmo rimanere sole», perché non ci sono uomini peggiori di quelli che ti usano, magari per rifarsi una reputazione sociale compromessa da errori dettati dalla loro visione distorta della vita, ti manipolano, non vogliono affrontare i problemi, rifiutano il dialogo e si ammantano di un falso perbenismo approfittando del proprio ruolo e delle persone buone.
Nata a Napoli il 2 luglio 1970, Maria Alessandra Amitrano, era giornalista pubblicista iscritta all’Ordine della Campania dal 9 giugno 2003 e collaborava con il Corriere della Sera. Tra i suoi libri: “I bambini senza nome” (Ortica), Broken Barbie (Fazi), “Mary e Joe” (Fazi), “Tra i banchi” (Brun).

Alessandra Amitrano

«Hai scelto una nostra casa rifugio – ricorda la Cooperativa sociale Befree che si occupa di violenza di genere – per il tuo tirocinio universitario e questo ci ha permesso di conoscerti. Sei arrivata da noi e ti sei tuffata con occhi ed orecchie, desiderosi di capire le storie delle donne, delle bambine e dei bambini ospiti e subito le tue braccia e soprattutto il tuo cuore si sono aperti verso di loro e si sono messi a disposizione cercando soluzioni, accompagnandole nelle incombenze quotidiane, condividendo le sconfitte, le gioie, le difficoltà ed i grandi traguardi».
«Da novembre – ricorda ancora Befree – non sei più stata bene, ma hai affrontato sempre tutto con il sorriso e con la tua dirompente voglia di vivere. Ogni volta che sembrava andare un po’ meglio cercavi di tornare al centro per dare il tuo supporto. Ci siamo sentite e scritte spesso e mai abbiamo percepito nella tua voce una nota di rassegnazione o di pessimismo, hai affrontato ogni momento così fiduciosa e certa di riuscire a guarire che la telefonata della nostra socia che ci comunicava il tuo addio ci ha trovate incredule e spiazzate.

Alessandra Amitrano

Eri un raggio di sole sorridente, a volte così dirompente che diventava contagioso. La tua gioia di vivere è stata e sarà una grande lezione per noi».
Alessandra, infatti, a novembre aveva dovuto sottoporsi ad un delicato intervento chirurgico al cuore. Lascia Luca e due figli di 8 e 12 anni.
La sua Villa Certosa, a Tor Pignattara, la ricorda domani, domenica 15 maggio, alle ore 16 in via Buratti, con «parole, musica e calici per un brindisi in memoria di una compagna, un’amica, una madre, una sorella per tutte. Fondatrice del Comitato di Quartiere Villa Certosa, a lei dedicheremo la nostra energia per continuare a portare avanti nel quartiere idee di giustizia e libertà».
Nel 43° anniversario dalla morte di Ciro Principessa, soprannominato il Nespola, ucciso a soli 23 anni nel giorno dell’apertura al pubblico della Biblioteca Popolare di Via Torpignattara, dal militante di estrema destra Claudio Minetti, il Comitato di Villa Certosa dedica a lei la XII Festa per Ciro.

Alessandra Amitrano

Chi era Alessandra Amitrano, lo racconta lei stessa nell’autobiografia scritta per Fazi Editore con cui ha pubblicato Broken Barbie, che pubblichiamo a margine di questo articolo. Una vita «più bella ed entusiasmante di quella di qualsiasi libro di cui potrei mai scrivere».
Una vita che si è chiusa troppo presto lasciando un vuoto enorme in quanti hanno avuto il privilegio di conoscerla e, soprattutto, in quante, grazie a lei, hanno avuto la forza di guardare in faccia la realtà cambiando con coraggio la loro vita o tornando con convinzione sui propri passi dopo essere cadute dalla padella alla brace. (giornalistitalia.it)

La mia vita è stata più bella ed entusiasmante
di quella di cui mai potrei scrivere in un libro

«Sono nata alla Clinica del Sole a Napoli. Era il 2 luglio, il giorno che sta giusto in mezzo all’’anno. L’’anno era il 1970. Mia mamma insegnava disegno e storia dell’arte. Mio padre collezionava cani, macchine e armi. Mio nonno mi procurava degli apparecchi per i denti falsi visto che io amavo le macchinette (si chiamavano così a Napoli) e lui faceva il dentista. Mia nonna collezionava scarpe e cameriere.

Alessandra Amitrano

Una volta sono rimasta in cima a un albero per diverse ore a guardare dall’alto mia madre, il suo secondo marito e altri parenti che mi cercavano con ansia e preoccupazione. Usavo sputare addosso alle persone che mi stavano antipatiche, eppure ero una bambina dolce, introversa ed educata. Ero orgogliosa della mia destrezza fisica. Sentivo di dover essere sempre pronta a scappare o a difendermi. Usavo (e uso) dei criteri mentali assolutamente arbitrari per anticipare la conoscenza di persone rischiose. Diversi di questi metodi avevano a che fare con i numeri.
Il mio primo bacio con la lingua l’’ho dato che avevo dodici anni. Stavo a casa di Giorgia e c’’era Luigi Capuano che si offriva per baciarci tutte noi che non sapevamo farlo. A turno entravamo in cucina a scambiarci saliva con la sua. Cristiana, la mia migliore amica, mi rubava i vestiti. Un giorno le ho rubato Massimiliano, il fidanzato, ma solo per qualche minuto. Massimiliano si è suicidato quando eravamo più grandi. Anche mio padre si è tolto la vita. Avevo diciannove anni.

Alessandra Amitrano

A vent’’anni sono andata a studiare al Dams di Bologna. A metà dei ’90 a Madrid a scrivere la mia tesi di laurea sui cortometraggi spagnoli che sarebbe poi diventata un libro edito in Italia e in Spagna. Di nuovo in Spagna ho scritto una monografia su Francesc Betriu, un regista catalano. La scrissi a quattro mani con Antonio Llorens. È stato bello scrivere quel libro, molto aristocratico, trascorrevamo interi pomeriggi nella casa madrilena del regista a conversare di cinema, arte, vita e letteratura. Da lì ne uscì il libro.
Dopo Madrid ho scelto di vivere a Roma, per due ragioni: un fidanzato romano e la scrittura. Scrivevo in italiano e l’’italiano mi mancava, mi mancava sentirlo parlare visto che ormai sognavo anche in spagnolo. A Roma la vita non era facile come a Madrid dove avevo la strada spianata. Ho fatto un sacco di lavori, cameriera, baby sitter, modella fetish. Ho girato un documentario sul sadomaso, uno al fumettista Franco Saudelli e una videointervista a Miguel Angel Martin e Jorge Vacca della Topolin Edizioni sul tema della censura editoriale.

Alessandra Amitrano

Sono andata a Londra per girare un documentario sulla trapanazione del cranio. Ero pronta per una lunga videointervista ad Amanda Fielding ma ho preferito le mitsubishi che mi prendevano a tempo pieno e il documentario non l’’ho più girato. Però ho scritto un bel racconto, Mitsubishi appunto e con Serena e Alessandra abbiamo girato ore e ore di digitale delle nostre vite sporche. Un giorno farò qualcosa di quei girati.
A Roma come ovunque ho amato la scena underground, soprattutto quella dei party, delle feste illegali. Broken Barbie è iniziato come una lettera a Rudy che mi ha tatuato un serpente sulla schiena. Poi è diventato Lacrime artificiali e poi è diventato BB. Sempre quando scrivo parto da una cosa che si trasforma in un’altra. Anni prima avevo scritto Venganza, mai pubblicato. Parlava di V, una di 28 anni molto in gamba però con un problema, ogni tanto perde la memoria. Un giorno si accorge non solo di avere un marito ma che questo marito è scomparso e allora comincia a girare il mondo per cercarlo e scopre delle cose incredibili.
Quando ho visto Memento ho pensato che dovevo aver conosciuto il regista o lo sceneggiatore o un loro amico un giorno da qualche parte e gli dovevo aver raccontato del mio romanzo inedito. Mi piace quando sotto il rap c’’è questa musica che ti fa pensare alle madri che piangono. La mia vita è stata più bella ed entusiasmante di quella di cui mai potrei scrivere in un libro». (giornalistitalia.it)

Alessandra Amitrano

 

Un commento

  1. Alberto Cafarelli

    ❤️

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