LOCARNO (Svizzera) – Giornalismo della Svizzera Italiana in lutto per la scomparsa di Marco Zucchi, per tanti anni voce e volto della Rsi per il cinema. Aveva 49 anni e da tempo si batteva contro una brutta malattia. Alla Radiotelevisione Svizzera di lingua italiana aveva iniziato più di vent’anni fa nella giovane truppa di Rete Tre, occupandosi in particolare di Metropolis, la trasmissione quotidiana di attualità. Poi era passato alla Rete Uno
«Fin dall’inizio – ricorda l’emittente elvetica – aveva palesato un grande amore per il cinema, che lo aveva portato già allora a seguire il festival del Cinema di Locarno come inviato. Una passione che negli anni si è poi tramutata nella sua attività principale come coordinatore del centro di competenze cinema della Rsi.
Da una decina di anni seguiva regolarmente tutti i festival principali, da Venezia Berlino, da Cannes a Locarno, partecipava alle prime, andava sui set dei film prodotti o girati in Ticino e nei Grigioni e soprattutto curava la copertura giornalistica di tutto quanto gira intorno al cinema».
I colleghi lo ricordano come «un collega preparato e sempre disponibile, pronto ad essere svegliato anche nel cuore della notte se la cronaca lo richiedeva e lontano dall’immagine del critico “intellettuale”».
«Marco – ricorda Antonio Mariotti del Corriere del Ticino – si è sempre impegnato per condividere la propria passione con il maggior numero di persone possibile, convinto che attraverso le storie, reali o inventate, raccontate da registi ed attori di ogni parte del mondo ciascuno di noi potesse imparare qualcosa, vedere la realtà sotto un nuovo punto di vista o, più semplicemente, vivere un paio d’ore di sano divertimento. Un’attività animata da quello spirito di grandissima professionalità che lo ha sempre contraddistinto».
«Per chi, come il sottoscritto, ha avuto l’occasione di frequentarlo – ricorda ancora Mariotti –soprattutto nel contesto frenetico che caratterizza di solito i festival cinematografici, Marco è sempre apparso come “un’isola” di calma e di ragionevolezza, qualcuno che pur facendosi coinvolgere nelle discussioni – talvolta accese – sul tal film o sul tal regista, manteneva una pacatezza e una lucidità di giudizio con la quale, alla fine, non si poteva che essere d’accordo.
Ma Marco non era certo uno snob che considerava importanti soltanto i grandi appuntamenti del calendario cinematografico. Al contrario, non si contano le sue interviste e i suoi contributi critici su film svizzeri e in particolare ticinesi. Un segno di estrema apertura e di profonda consapevolezza del fatto che anche un’opera “piccola” sulla carta possa trasmettere grandi emozioni». (giornalistitalia.it)