BRESCIA – «Se n’è andato nella notte del 12 settembre, a soli 57 anni, Marco Toresini, caporedattore del dorso bresciano del Corriere della Sera. Il nostro caporedattore».
A dare l’annuncio della prematura scomparsa del giornalista bresciano sono i suoi colleghi, redattori e collaboratori, con un lungo articolo, pubblicato oggi sul Corriere della Sera, nel quale ricordano che «ha combattuto per mesi contro un male incurabile con silenziosa tenacia. Senza mai farsi scappare un lamento. Con quello stesso ottimismo della volontà che ha dimostrato nella sua vita lavorativa. Anche nelle settimane del lockdown, quando non ha rinunciato al suo ruolo stando tutti i giorni ore e ore davanti al pc, disegnando pagine, confrontandosi con redattori e collaboratori. Come sempre. Cercando di raccontare al meglio gli sconvolgimenti epocali e lo tsunami di dolore generato dal coronavirus. Ma il male che sembrava estirpato lo scorso anno si era ripresentato. L’emergenza Covid ha ritardato di poche settimane i nuovi accertamenti clinici, fino al ricovero di inizio giugno agli Spedali Civili».
Nato (e cresciuto) nella sua Orzinuovi, in provincia di Brescia, il 24 giugno 1963, era stato assunto come praticante a Bresciaoggi il 1 luglio 1988 e vi era rimasto fino al 31 agosto 2011 per approdare, il giorno successivo, al Corriere della Sera.
Giornalista professionista iscritto all’Ordine della Lombardia dal 18 settembre 1990, era innamorato della sua Orzinuovi «che – ricordano i colleghi del Corriere – amava profondamente tanto da citarla spesso nelle nostre riunioni di redazione (lasciandosi anche prendere un po’ in giro per questo). Marco ha iniziato prestissimo il mestiere del giornalista per essere assunto poco più che ventenne al quotidiano Bresciaoggi, lasciando così gli studi di giurisprudenza. Studi che gli sono stati utilissimi ad affinare il suo lavoro da cronista di giudiziaria. Con poche parole ed un fiuto da segugio ha seguito le vicende di cronaca più rilevanti degli anni Ottanta e Novanta: le inchieste ed i processi sulla strage del 28 maggio 1974 in piazza Loggia, il sequestro Soffiantini, la strage della famiglia Viscardi a Pontevico».
«Ma – raccontano i colleghi del Corriere – era il crescente radicamento della mafia nel Bresciano ad interessarlo più di tutto. A Bresciaoggi ha avuto ruoli di vertice prima nella redazione Cronaca e poi in quella Provincia. Nel settembre 2011 ha iniziato una nuova avventura: affiancare il collega Massimo Tedeschi nella direzione del nascente dorso bresciano del Corriere della Sera di Brescia, insieme a Wilma Petenzi, Pietro Gorlani, Mara Rodella, Massimiliano Del Barba, Carlos Passerini, Ferruccio Pinotti. Per lui si era avverato un sogno. “Scrivere per il Corriere è la massima ambizione professionale che un giornalista italiano possa avere”, ci ripeteva. Dal 2015 ha poi preso le redini del dorso, al posto di Massimo Tedeschi, andato in pensione».
Marco Toresini «ha avuto due grandi stelle polari nella vita: la famiglia (l’adorata moglie Serena ed i figli Luca e Matteo) e la professione. Che ha sempre svolto – sottolineano i suoi colleghi – con un’umiltà disarmante e una passione rara, tanto da rimbrottare pacatamente i giovani collaboratori e colleghi che a volte si lamentavano per gli orari di lavoro massacranti: “Potete sempre cercarvi un impiego più tranquillo”, replicava. Marco ci ha insegnato a fare questo lavoro per amore della verità, non temendo il politico, il funzionario pubblico, l’amministratore delegato di turno. Perché non tutti i giornalisti scrivono di società, giustizia, istituzioni mantenendo lo sguardo critico. E la giusta distanza. Marco ne era in grado. “Giornalismo è diffondere ciò che qualcuno non vuole si sappia; il resto è propaganda. Il suo compito è additare ciò che è nascosto, dare testimonianza e, pertanto, essere molesto” ha detto Horacio Verbitsky, giornalista e scrittore argentino; una frase che si avvicina molto al modo di pensare di Marco».
«Marco – scrivono, ancora, i colleghi del Corsera – ci ha insegnato a non accontentarci del comunicato stampa; a verificare due, tre quattro volte le fonti della notizia. A dare il più possibile voce anche alla controparte, agli indagati, agli accusati. A cercare di essere il più possibile completi, rifuggendo la specializzazione di un solo settore. Quando arrivava la telefonata del potente di turno che si lamentava di un articolo pepato ha sempre difeso strenuamente il suo autore, salvo poi chiedere chiarimenti in privato. “Marco era davvero bravo, serio, corretto. Merce rara nel nostro ambiente ormai” ci scrive un collega del Giornale di Brescia. È vero. Per questo ci mancherà ancora di più. Qualcuno di noi non sa dove Marco sia andato. Ma sappiamo dove è restato. In questi insegnamenti che conserveremo nel cuore e nella mente. Così come conserveremo le chat di Whatsapp dense di indicazioni pratiche, spunti e qualche battuta sagace (sì Marco era anche ironico e autoironico). E continueremo a dar da bere al fiore che hai sulla scrivania. Ci puoi giurare. Ciao Marco».
La salma di Marco Toresini domani, sabato 12, e domenica, 13 settembre, sarà nella sala del Commiato Passeri in via Corridoni 6 a Orzinuovi. I funerali si terranno, quindi, lunedì 14 alle 14.30 nella chiesa parrocchiale di Orzinuovi. (giornalistitalia.it)
Caporedattore del dorso bresciano del Corriere della Sera, aveva 57 anni