ROMA – Un grave lutto ha colpito la comunità del quotidiano Il Messaggero. All’età di 59 anni è morto il giornalista Luca Cifoni. Grande esperto di welfare, fisco e demografia, lavorava nel servizio Economia del quotidiano di via del Tritone. E l’ha fatto anche quando, minato dalla malattia, ha lottato per continuare a svolgere il suo lavoro di giornalista con la passione e la professionalità che l’hanno sempre contraddistinto.
Nato a Roma il 25 maggio 1965, laureato in Filosofia all’Università La Sapienza di Roma con una tesi su Alan Turing, è stato docente a contratto di “Informatica applicata al testo letterario” all’Università Tor Vergata di Roma. Pubblicista dal 1991, era giornalista professionista iscritto all’Ordine del Lazio dal 3 settembre 1993. Entrato nella redazione di via del Tritone negli anni Novanta, ha lavorato prima agli Esteri e poi all’Economia. Sul sito del quotidiano romano ha curato il blog “Corri Italia corri” e fino al marzo 2019 ideato, realizzato e gestito il sito www.irpef.info.
Il direttore del Messaggero Guido Boffo, nel ricordarlo, sottolinea che «non ha mai ricevuto una smentita, semplicemente perché non era smentibile nell’esercizio parossistico della verifica e del controllo incrociato dei dati. All’opposto nell’ottobre 2016 ha ricevuto una lettera di scuse da parte dell’Ocse, che aveva utilizzato dei parametri errati per calcolare il peso del cuneo fiscale, retrocedendo il nostro Paese in quella speciale classifica.
Con un articolo di stretta osservanza scientifica, Luca costrinse uno degli organismi internazionali più autorevoli ad ammettere l’errore e fare mea culpa. Per il Messaggero fu la vittoria dell’autorevolezza, ben più rilevante di uno scoop occasionale o di un titolo gridato. Luca incarnava la moderazione e la pignoleria, si sottoponeva a estenuanti corpo a corpo con la direzione del giornale quando la tentazione di stressare un titolo incontrava la sua fiera opposizione».
Parlando di Luca Cifoni, il direttore del Messaggero ricorda ancora che «aveva lo spirito del mediatore, detestava il conflitto. Chi ha condiviso con lui la scrivania nei primi anni al Messaggero, ricorda che faceva parte del Comitato di redazione, l’organo sindacale interno. E come la sua postazione fosse diventata un confessionale, con un via vai di redattori che esternavano insoddisfazioni e problemi, e ciascuno aveva una risposta, se non la soluzione. Bisogna viverci, in un giornale, per comprendere il grado di anarchia e qualche volta follia che vi regna, il big bang di egocentrismi e vanità.
In quel contesto Luca rappresentava una normalità spiazzante, il centro di gravità permanente evocato da Battiato, davvero la voce del buon senso. Non era un retroscenista, genere che ha proliferato spesso a torto nel nostro mestiere, ma le sue analisi erano così nette e incontrovertibili, la sua capacità di tradurre per il lettore argomenti complessi era così spiccata, che gli articoli di Luca Cifoni avevano il doppio crisma della notizia e dall’approfondimento. Era esperto di politica economica e aveva approfondito i temi legati alla demografia e alla denatalità, intuendo che questa sarebbe diventata una questione centrale per il futuro del Paese. Una sfida di sopravvivenza. Era consapevole che il giornalismo non è solo mestiere, intuito, qualche volta millanteria, ma è approfondimento, studio. Ci mancherai Luca, ci mancherà la tua preparazione, la tua professionalità, la tua fermezza. E soprattutto ci mancherà una persona per bene. Averti conosciuto è stato un privilegio. Averti perduto un colpo basso».
Luca Cifoni lascia la moglie Alessandra e i figli Tommaso e Beatrice. Alla famiglia e a tutta la comunità del Messaggero il profondo cordoglio del Direttore e della Redazione di Giornalisti Italia. (giornalistitalia.it)