ROMA – Un altro lutto per il giornalismo scientifico. Dopo Pietro Greco, è morto ieri Gianfranco Bangone. Da mesi era ricoverato in ospedale a Roma.Nato ad Orosei (Nuoro) il 9 febbraio 1945, Gianfranco (all’anagrafe Giovanni) Bangone era giornalista professionista iscritto all’Ordine del Lazio dal 30 maggio 1989.
In pensione dal 2011, è stato il redattore scientifico del quotidiano “il manifesto” dal 1980 al 1998, per poi fondare e dirigere la rivista di scienze Darwin 2004 al 2010. Ha, inoltre, collaborato col supplemento domenicale del “Sole 24 Ore”. Tra i suoi libri: “La guerra al tempo dei droni” (Castelvecchi, 2014) e “La prova regina. Dna forense e celebri delitti italiani” (Codice edizioni, 2017).
«Gianfranco Bangone – ricordano i colleghi del manifesto – ci ha lasciati ieri, dopo un lungo ricovero in ospedale. Non si poteva andare a trovarlo. Non abbiamo potuto farlo neppure per un ultimo saluto. Lui non è morto di Covid, ma quel virus lo fatto morire in solitudine. E molti di noi hanno questo rammarico. Era stato il redattore scientifico del manifesto negli anni ’80 e ’90, prima di approdare ad altri lidi professionali. Puntiglioso, meticoloso, convinto delle sue posizioni quando le maturava, era un giornalista che si documentava in modo ossessivo: nulla era lasciato all’improvvisazione. Spaziava dalla medicina ai problemi della tecnologia industriale».
Il manifesto gli rende omaggio scrivendo che «quando c’era un incidente aereo o ferroviario, o una calamità naturale, ci ammaliava in riunione con dotte ricostruzioni. Qualche volta era a disagio perché in un quotidiano quasi tutto politico molti di noi consideravano i problemi della scienza un orpello. Non gli davamo l’ascolto che meritava. Carattere difficile, quello di Bangone. Riservato, chiuso, non facile al sorriso come solo molti nativi della Sardegna sanno essere. Eppure molto orgoglioso di essere sardo. Aveva proprio per questo una spiccata dote per l’amicizia, sincera e genuina. Qualche volta, nell’ultimo periodo, abbiamo ripreso a sentirci e a vederci. Abbiamo parlato pure di Covid. Ora è il momento degli addii». (giornalistitalia.it)