Calabrese di nascita, iniziò al quotidiano di Palermo e poi a Paese Sera. Aveva 84 anni

Addio ad Orazio Barrese, storica firma de L’Ora

Uno dei libri di Barrese sulla mafia e l’antimafia, appunto

Uno dei libri di Barrese sulla mafia e l’antimafia, appunto

ROMA – È morto a Roma, all’età di 84 anni, il giornalista Orazio Barrese, una delle firme storiche del quotidiano L’Ora. Nato il 20 febbraio 1931 a Radicena, oggi Taurianova, in provincia di Reggio Calabria, Barrese aveva cominciato la sua carriera a Paese Sera, proseguita poi a L’Ora sotto la direzione di Vittorio Nisticò. Era stato notista politico, inviato, quindi redattore capo.
Giornalista professionista iscritto all’Ordine del Lazio dal 1° giugno 1958, per il quotidiano di Palermo aveva seguito soprattutto i grandi processi di mafia degli anni Sessanta e i lavori della prima Commissione antimafia. Era stato proprio Barrese a rivelare il caso di Luciano Liggio, fuggito da una clinica romana per la mancata esecuzione di un ordine di cattura emesso dal procuratore Pietro Scaglione.
Sulle vicende dell’Antimafia Barrese aveva, poi, pubblicato per Feltrinelli nel 1973 il libro “I complici” che, per la prima volta, ricostruiva in modo organico le biografie dei padrini del tempo e le relazioni tra la mafia e il potere politico.
Sempre per Feltrinelli aveva pubblicato nel 1977 il volume “L’anonima Dc”, una ricostruzione degli scandali del dopoguerra.
Orazio Barrese ci lascia anche un volume sulle vicende del bandito Salvatore Giuliano, “La guerra dei sette anni”, scritto con Giacinta D’Agostino per i tipi di Rubbettino. L’ultimo lavoro di Barrese, “Il pianoro delle quaglie”, è invece un libro di memorie che narra storie di lotte e di antichi soprusi in Calabria.
Vale la pena ricordare anche le sceneggiature che portano la sua firma, realizzate per due film di Pasquale Squitieri, “Corleone” e “Il pentito”.

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