Aveva 81 anni: giornalista di giudiziaria per La Stampa e fondatore del gruppo pensionati

Addio ad Antonio De Vito cronista e consigliere Inpgi

Antonio De Vito

TORINO – È morto, giovedì 21 novembre alle 21.30 a Torino, il giornalista Antonio De Vito, tra i fondatori dell’Unione nazionale giornalisti pensionati, organismo nel quale, per dieci anni, ha ricoperto il ruolo di vicepresidente.
Mercoledì della scorsa settimana, aveva compiuto 81 anni ed era ricoverato all’ospedale Molinette. Il male che lo aveva colpito due anni fa non gli ha lasciato scampo. La sua lotta contro il dolore è stata estenuante ma, alla fine, ha dovuto arrendersi. Negli ultimi giorni non era in grado nemmeno di rispondere al telefono. A chi voleva fargli gli auguri per il compleanno rispondeva con un rantolo soffocato della voce.
Nato il 20 novembre 1938, Antonio De Vito era giornalista professionista iscritto all’Ordine del Piemonte dal 25 novembre 1971. Seppur nato a Torino, era un pugliese trapiantato in Piemonte al punto che, quando doveva parlare di se stesso, non sapeva indicare con esattezza quale fosse la sua origine. “Sono un levantino di Torino” scherzava ma, in fondo, a quella sua doppia origine credeva e, in qualche modo, ne andava anche fiero.

Sandro Pertini e Antonio De Vito nel 1978 nella redazione del quotidiano La Stampa, in via Marenco 32 a Torino

La sua vita professionale era cominciata all’Unità, nella redazione piemontese del quotidiano comunista. Il suo primo incarico era stato in cronaca dove è rimasto fin quando, nel 1969, è stato assunto al quotidiano La Stampa dall’allora mitico direttore Giulio De Benedetti.
Lì è stato incaricato di seguire le vicende giudiziarie per cui ha cominciato a frequentare il Tribunale e la Procura della Repubblica di Torino.
Non ci è voluto molto perché diventasse una figura di riferimento. Conosceva tutti e tutti conoscevano lui. Ha scritto migliaia di articoli e ha assistito all’avvicendarsi di una mezza dozzina di procuratori generali.
Poi la sua attività professionale si è spostata all’interno della redazione come capo servizio con l’incarico di vice capocronista. Fino al 1994 quando è andato in pensione.
Parallelamente alla sua attività professionale, l’impegno negli istituti di categoria. Numerosi gli incarichi sia a livello subalpino che nazionale. È stato per lungo tempo rappresentante dei giornalisti piemontesi nel Consiglio generale dell’Inpgi, l’Istituto nazionale di previdenza dei giornalisti italiani. Una volta lasciata l’attività professionale sul campo, notevole il suo impegno fra i giornalisti pensionati. Il suo entusiasmo ha animato sia il gruppo nazionale che quello di Torino.

Antonio De Vito in redazione

Antonio De Vito ha lasciato anche una serie di pubblicazioni come “Torino, insieme nei quartieri”, “Gli enti regionali del Piemonte”, “Stranitalia”, “La finestra del Prefetto” e poi ancora “Gli anni (st)ruggenti di Prodi e Berlusconi” con una personalissima analisi politica di un ventennio di elezioni e di contrapposizioni ideologiche ed “Il sovversivo col farfallino”.
L’ultimo suo lavoro, due anni fa, nel 2017, è stato un “noir” scritto per l’editrice “Miraggi”: “L’uomo tagliato a pezzi”. È stata una carrellata fra gli episodi di nera e di giudiziaria e, quindi, in qualche modo anche una specie di autobiografia. Non a caso il sottotitolo del libro precisava: “delitti e processi dei favolosi anni Sessanta”.
Antonio De Vito lascia la moglie Dana Vintrova ed i figli Alessandro e Massimo. La cerimonia funebre avrà luogo, martedì 26 novembre alle ore 14.30, nel crematorio del cimitero monumentale di Torino. Chi volesse rendergli l’estremo saluto può già farlo, dalle ore 14 alle 17, nelle camere mortuarie di via Santena (Molinette). (giornalistitalia.it)

 

 

 

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