LAMEZIA TERME (Catanzaro) – “Totò, sei pronto? Ti do il via: beep…”. Puntuale, come un treno svizzero, dalla fine degli anni Ottanta e per quasi vent’anni, tutti i giorni alla stessa ora, le 14, il caposervizio delle cronache regionali del “Giornale di Calabria”, Franco Ferrara, componeva il numero del corrispondente da Lamezia Terme, Antonio Gigliotti, e, senza dargli neppure il tempo di rispondere, schiacciava il tasto di connessione del modem pretendendo l’immediata ricezione dei pezzi da inserire in pagina.
All’altro capo del telefono uno sconsolato Totò Gigliotti che, tornato da scuola, si era appena seduto a tavola per godersi il pranzo con la moglie e le figlie. In classe aveva, come sempre, “combattuto” con i suoi alunni ripetendo all’inverosimile che per essere liberi bisogna essere, innanzitutto, culturalmente preparati e che, nella vita, gli uomini veri non si misurano dal conto in banca, ma da valori come l’onesta, la lealtà, l’amicizia e la solidarietà.
“Ho ancora il mangiare nella bocca”, farfugliava Totò alle prese con il primo piatto, ma, dall’altro capo, il telefono era muto: Ferrara l’aveva già lanciato oltre la scrivania sfiorando Massimo Tigani e, per ben due volte, aveva scaraventato a terra persino il fax. Internet e telefonini non avevano ancora monopolizzato la nostra vita e Totò, di prima mattina, aveva già ricevuto, assieme ad un altro storico corrispondente, Mimmo Mobilio da Vibo Valentia, la prima telefonata da Ferrara, sul telefono della scuola durante l’ora di ricreazione, “per concordare il rigaggio”.
Cominciava, così, l’allegro siparietto con il “burbero” Franco Ferrara che, a quell’ora, si era da poco acceso la cinquantesima sigaretta, e lo sconsolato maestro-giornalista che ce la metteva tutta per placare l’ira del caposervizio in eterno conflitto con i tempi di chiusura delle pagine che lui, ma solo lui, si dava per congedarsi dalla redazione più o meno all’ora in cui tutti gli altri redattori di cronaca solitamente cominciano a lavorare. Toccava, poi, a noi ricontattarlo telefonicamente, qualche ora dopo, per ricucire “lo strappo” e, approfittando della sua straordinaria ironia, trasformare la telefonata in una lezione di vita in un contesto da cabaret.
Con il direttore Giuseppe Soluri eravamo in pochi in redazione, in vico Filanda a Catanzaro, perché la regola era “tanti quanto ne riusciamo a pagare” (anche se, spesso, i soldi arrivavano, comunque, a singhiozzo), ma accomunati dalla grande passione di fare un buon giornale, al servizio della gente e non del potere e dei potenti. Soldi e mezzi ce n’erano pochi, ma passione, voglia d’imparare, di crescere e, soprattutto, di contribuire a rendere un servizio d’informazione credibile tanta, grazie anche ad un direttore che non ha mai posto il veto alla pubblicazione di un pezzo o suggerito di stroncare qualcuno. Franco Ferrara ci ha lasciati tre anni fa, ad appena sessant’anni, Totò Gigliotti se n’è andato stanotte a 86 anni.
Nato a Nicastro il 25 settembre 1928, Totò era un uomo straordinario. Aveva un cuore grande e la sana irriverenza degli uomini liberi che non si inchinano al signorotto di turno. Maestro elementare e giornalista pubblicista iscritto all’Ordine della Calabria dal 18 luglio 1977, comunista convinto e appassionato, è stato consigliere comunale di Nicastro e dirigente del Pci anche a livello regionale.
Sempre dalla parte degli ultimi, è stato al fianco dei braccianti agricoli e degli operai nelle lotte degli anni Cinquanta. La militanza nel Pci e la passione per il giornalismo gli erano valsi la corrispondenza dell’Unità che, all’epoca, più che un mestiere era considerata una missione, tenuto conto degli scarsissimi compensi corrisposti rispetto agli altri giornali che cominciavano a pagare a peso d’oro. Tra scuola e casa (trasformata in redazione), Totò trovava il tempo di essere presente in tutte le manifestazioni, i convegni, i consigli comunali, i fatti di cronaca nera.
Una parentesi in un altro storico quotidiano della sinistra, Paese Sera, quindi l’approdo all’Ansa, l’agenzia di stampa per la quale è stato corrispondente da Lamezia. Ma, soprattutto, Il Giornale di Calabria: prima nella breve versione cosentina diretta da Piero Ardenti, quindi in quella catanzarese di Giuseppe Soluri che ha rappresentato l’esperienza più lunga e importante della sua carriera. Infine, due brevissime esperienze al Domani ed al Quotidiano della Calabria.
I funerali si terranno domani, domenica 9 agosto, alle ore 17 nella chiesa del Rosario di Lamezia. Alle figlie Sabrina e Saveria, collega giornalista professionista, le più sincere condoglianze. Con Totò se ne va un pezzo della nostra storia, ma ci accompagneranno sempre le sue ragioni di vita: non esiste libertà senza cultura e la dignità non ha prezzo.
Carlo Parisi
Bravo Carlo, così si fa. Sono con te, nel ricordo dell’indimenticabile Totò. Un abbraccio a Sabrina e Saveria.