ROMA – È morto, a 56 anni, vinto dalla malattia, il giornalista Stefano Di Michele, firma arguta e irriverente prima dell’Unità, poi del Foglio. Che, nel dare notizia della sua scomparsa, lo ricorda con la migliore delle descrizioni. Quella che Di Michele stesso aveva scritto, rivolgendo su di sé quell’ironia intelligente che utilizzava per gli altri.
“Diplomato in ragioneria, però con il minimo dei voti. Prima del Foglio, è stato per molti anni all’Unità. Ha studiato (con profitto) dalle suore, dove ha frequentato l’asilo e le elementari. È stato iscritto (non pentito) al Pci. Gli piace oziare, – scrive di sé Stefano Di Michele – avere del tempo da perdere, leggere libri sui bizantini. Non viaggia, non sa l’inglese, non ha un blog, non capisce di calcio, non sa suonare nessun strumento musicale, non ha la patente. Ama appassionatamente i gatti, i papaveri e i cocomeri. Ne ha due (di gatti): Borges e Camilla. Detesta i cacciatori, la gente con la pelliccia, i toreri, i cristiani rinati (se non è venuta buona la prima ci sarà un motivo) e i Suv. Adora Elias Canetti, Borges (gatto e poeta), Brunella Gasperini, Pessoa, la Yourcenar, Cèchov, Kavafis, il suono della fisarmonica, il tenente Colombo, le strisce di Mafalda e andare la sera – a sentir racconti e a raccontare – dar filettaro. Da credente, è convinto che ci sia qualcosa di miracoloso e divino negli animali, negli alberi e nei versi di Emily Dickinson. In generale si fida della polizia, dei preti (a volte) e dei vecchi comunisti”.
Stefano Di Michele non era solo un bravo giornalista, ma anche “una persona perbene”: è il commento che più spesso ricorre nei tanti messaggi di cordoglio che, in queste ore, vanno moltiplicandosi in Rete.
I funerali del giornalista si terranno lunedì, 18 aprile, a Roma alle ore 15 nella parrocchia Gesù Maestro, in via Nomentana 580.
Bravo giornalista e soprattutto “una persona perbene”, si è spento oggi a 56 anni