MILANO – Se penso a Bob, l’amico e collega Roberto Delera che ci ha lasciati nella notte tra giovedì e ieri, mi torna in mente la salita del Ghisallo. Bob in bicicletta, tornante dopo tornante, provato ma determinato, e poi la gioia della vetta conquistata sopra il lago di Como.
Bob amava il ciclismo, sapeva che solo con la fatica si arriva in cima. Un passista, anche nella vita e nel lavoro. Delera, morto a 62 anni per un malattia che negli ultimi dieci gli ha dato più volte l’illusione di poter essere scollinata, era un giornalista tenace, appassionato e meticoloso. Di quelli che amano più pedalare che farsi notare in testa al gruppo. Quella passione se la portava dentro da quando era uno di Lotta Continua, un militante, quello che in fondo è sempre rimasto. Nel senso più nobile: non di parte ma mai indifferente, alle notizie e agli altri.
Quando arrivai al Corriere della Sera fu Bob a insegnarmi che cosa significa essere un giornalista di via Solferino. Iniziò a insistere sulle didascalie, spiegava che su quelle il lettore si sofferma prima di tutto, e che proprio qui non potevamo sbagliare.
Al Corriere Bob ha lavorato per 9 anni, prima al Politico e poi come caporedattore all’ufficio centrale. Al giornale abbiamo un archivio fenomenale, eppure lui ogni giorno imbustava e conservava le foto più curiose o le agenzie che potevano tornare utili; un archivio parallelo per uscire con un’immagine diversa, con un approfondimento di cui altri non conservavano memoria.
Aveva iniziato a Palermo, al Diario, e poi a Milano a Epoca. Quindi a Sette e al Corriere, dopo caporedattore centrale a Vanity Fair, direttore di Traveller, e negli ultimi anni a Roma all’Huffington Post, la sua ultima avventura.
Quel suo modo di pensare e di fare giornalismo, artigiano, puntuale, senza effetti speciali, resta l’unica ricetta per raccontare il mondo che cambia.
Bob era affamato di conoscenza e di vita, amava il mare e la montagna, il buon vino e i libri, il cinema e l’Inter. E non si tirava mai indietro di fronte a una nuova sfida. Non sempre si vince, ne era consapevole. Ma non rinunciava a pedalare.
I funerali si terranno lunedì 25 maggio, alle ore 11, nella Sala del Commiato del cimitero di Lambrate a Milano. (Corriere della Sera)
Dal Diario a Epoca, Corriere, Vanity Fair, Traveller, Huffington Post. Aveva 62 anni