Per 40 anni colonna dell’Ansa, seguì i casi più drammatici, da Moro a Ilaria Alpi

Addio a Mario Sarzanini, il re della giudiziaria

Mario Sarzanini

ROMA – Se n’è andato ieri sera, nella clinica romana in cui era ricoverato da alcune settimane, Mario Sarzanini, colonna dell’Ansa per 40 anni. Avrebbe compiuto 87 anni ad aprile. Re dei cronisti giudiziari, come ricorda il Corriere, di cui la figlia Fiorenza è vicedirettore, nella sua lunga e luminosa carriera, ha seguito i casi più drammatici. Quelli che l’Italia non dimenticherà mai: dal rapimento di Aldo Moro al massacro del Circeo, dall’omicidio di Pasolini alla strage di Ustica, il sequestro di Mirella Gregori e di Emanuela Orlandi. E poi i grandi processi, in primis quello di Catanzaro per la strage di piazza Fontana. Senza dimenticare i grandi gialli, da quello del “Canaro” ai delitti di via Poma e dell’Olgiata, dall’agguato a Ilaria Alpi alla morte di Marta Russo.
Nato a Genova il 29 aprile 1934, giornalista professionista iscritto all’Ordine del Lazio dall’11 novembre 1964, Mario Sarzanini è stato per decenni il punto di riferimento per tanti giornalisti, ma non solo: con lui si confrontavano magistrati, avvocati e cancellieri.
Li riceveva nella sala stampa di piazzale Clodio, che considerava il suo vero ufficio: c’era lui, nel 1970, quando questo piccolo locale, in fondo al corridoio al piano terra, fu inaugurato dopo i crolli del Palazzaccio di piazza Cavour per ospitare i cronisti che avrebbero dovuto frequentare la cittadella giudiziaria. E c’era sempre lui, nel novembre del 2008, quando fu la presidenza del tribunale, con un impegno finanziario non indifferente, a “celebrare” con una fastosa cerimonia il “restyling” della stessa sala stampa intitolata a Maria Grazia Cutuli, la cronista del Corriere della Sera uccisa sette anni prima in un agguato in Afghanistan.
«Era sempre il primo ad arrivare a palazzo di Giustizia – scrive Andrea Balzanetti sul Corriere, salutando per l’ultima volta il suo maestro – e dopo aver radunato i soliti ragazzini che cercavano di imparare qualcosa iniziava il tradizionale giro alla ricerca di notizie bussando alla porta di tutti i magistrati, controllando i ruoli dei processi alla ricerca di qualche curiosità e scambiando due pettegolezzi con gli avvocati. Pronto a scendere in sala stampa per dettare al dimafonista “a braccio” senza errori, ovvero direttamente dagli appunti senza metterli in ordine, il prezioso frutto del suo lavoro. E quando nei giornali arrivava la notizia, magari senza fonte, con la sigla SZ non c’erano dubbi: era sicuramente vera e andava messa in pagina».
Non ha masi smesso di essere e di fare il giornalista, Mario Sarzanini: anche dopo la pensione ha continuato a collaborare con le principali testate giornalistiche nazionali.
Lascia la moglie Luciana e, oltre a Fiorenza, i figli Enrico, cronista sportivo e conduttore radiofonico a Rds, e Roberta, anche lei giornalista, impegnata in uffici stampa aziendali. A loro, le condoglianze e l’abbraccio del Sindacato Cronisti Romani.
I funerali di Mario Sarzanini saranno celebrati sabato, 20 marzo, alle 12, nella chiesa di San Roberto Bellarmino, Piazza Ungheria, a Roma. (giornalistitalia.it)

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