MILANO – “È morto Mario Cervi, una grande disgrazia per il Giornale, del quale era uno dei fondatori e una colonna importante. Ma è una sciagura anche per il giornalismo italiano, che aveva in Cervi un personaggio di primo piano per qualità e limpidezza di comportamenti”. Sono queste le parole con cui la redazione de Il Giornale annuncia la scomparsa del giornalista, avvenuta stamane, all’età di 94 anni.
Giornalista dal 1945, tra i fondatori, insieme a Indro Montanelli, del Giornale, di cui fu anche direttore, Mario Cervi legò la sua vita professionale a due grandi quotidiani: Il Giornale, appunto, e il Corriere della Sera, che lasciò nel 1974 per dar vita ad un’altra avventura.
“Noi eravamo già pronti per partire quando Cervi arrivò dal Cile – scrive Gian Galeazzo Biazzi Vergani sul Giornale, ripercorrendo gli inizi di quell’avventura – dove era stato inviato dal Corriere per la crisi che portò Pinochet al potere. Mandammo il suo amico Corrado a spiegargli la situazione e a proporgli di aderire alla nostra iniziativa.
Aderì subito per la colleganza con i tanti colleghi che erano al Giornale e per la sua grande stima per Montanelli, il quale poi lo scelse come suo collega e collaboratore per concludere la sua ‘Storia d’Italia’.
Molto avanti con gli anni era ancora giovanile sul lavoro e imbattibile per la memoria. Il rimpianto è unanime”.
L’anno scorso per Mario Cervi, l’ultima soddisfazione: fu lui a ritirare, insieme ad Alessandro Sallusti, l’Ambrogio d’oro conferito dalla città di Milano al Giornale per i suoi 40 anni di storia e di notizie.
Tra i fondatori del quotidiano insieme a Montanelli, si è spento stamane a 94 anni
Sono oltremodo dispiaciuto per la scomparsa di Mario Cervi, un giornalista di grande caratura e “super partes”. Una grande perdita per il nostro giornalismo.