LUCCA – Si è spento nella sua casa di Marina di Pietrasanta, dove lo scorso 6 luglio aveva festeggiato 99 anni, il giornalista e scrittore Manlio Cancogni. Era tornato a casa dopo aver trascorso alcuni giorni all’ospedale unico della Versilia in cui era stato ricoverato perché le sue condizioni di salute erano peggiorate.
Nato a Bologna nel 1916 da genitori versiliesi, Cancogni aveva abitato a lungo a Roma prima di trasferirsi nell’amata Versilia, che non ha più lasciato. Una lunga carriera, la sua, che lo ha visto lavorare per tutti i più importanti quotidiani nazionali, dalla Nazione del Popolo al Giornale”, Corriere della Sera, La Stampa, Il Popolo, L’Europeo, L’Espresso, senza dimenticare La Fiera letteraria di cui Cancogni fu direttore negli anni Sessanta.
Come giornalista, firmò alcune inchieste fondamentali per il giornalismo italiano del Dopoguerra, prima tra tutte quella realizzata per l’Espresso nel 1955 contro la corruzione nella cosa pubblica che divenne famosa per il titolo a tutta pagina “Capitale corrotta = Nazione infetta”. Come scrittore, Manlio Cancogni ha vinto i premi Bagutta, Strega, Viareggio e Grinzane Cavour.
Morto a 99 anni il giornalista dell’inchiesta “Capitale corrotta=Nazione infetta”