MILANO – È morto il critico d’arte, artista e filosofo Gillo Dorfles. Aveva 107 anni. Il decesso è avvenuto improvvisamente questa mattina nella sua abitazione di Milano. Era nato a Trieste il 12 aprile 1910.
Laureato in medicina e psichiatria, Dorfles diventa critico d’arte e filosofo. È stato professore di estetica presso le Università di Milano, Trieste e Cagliari, e visiting professor presso alcune Università americane. Nel 1948 è stato tra i fondatori del Mac (Movimento per l’Arte Concreta).
Critico d’arte e, a sua volta, artista, è autore di numerose monografie su artisti di varie epoche (Bosch, Dürer, Feininger, Wols, Scialoja); ha, inoltre, pubblicato due volumi dedicati all’architettura (“Barocco nell’architettura moderna” e “L’architettura moderna”) e un famoso saggio sul disegno industriale (“Il disegno industriale e la sua estetica”).
Dorfles ha contribuito sensibilmente allo sviluppo dell’estetica italiana del dopoguerra, a partire dal “Discorso tecnico delle arti”, cui hanno fatto seguito, tra gli altri, “Il divenire delle arti”, “Nuovi riti, nuovi miti”, “Le oscillazioni del gusto”, “Artificio e natura”, “La moda della moda”.
Con le sue pubblicazioni Dorfes non ha approfondito soltanto tematiche strettamente artistiche, ma ha curiosamente indagato diversi aspetti della società contemporanea. Come critico d’arte ha rivoluzionato molte categorie e ha sdoganato il “kitsch”.
La sua vasta bibliografia registra numerose ristampe e i suoi libri sono tradotti in una decina di lingue. Dorfles non è stato solo teorico e critico dell’arte ma anche artista in proprio. Nel 1948 fondò, insieme ad Atanasio Soldati, Galliano Mazzon, Gianni Monnet e Bruno Munari, il Movimento per l’Arte Concreta (Mac), del quale contribuì a precisare le posizioni attraverso una prolifica produzione di articoli, saggi e manifesti artistici.
Per tutti gli anni Cinquanta prese parte a numerose mostre del Mac, in Italia e all’estero. Espose i suoi dipinti alla Libreria Salto di Milano nel 1949 e nel 1950 e in numerose collettive, tra le quali la mostra del 1951 alla Galleria Bompiani di Milano, l’esposizione itinerante in Cile e Argentina nel 1952, e la grande mostra “Esperimenti di sintesi delle arti”, svoltasi nel 1955 nella Galleria del Fiore di Milano.
Notevole è stato il contributo di Dorfles allo sviluppo dell’estetica italiana del secondo dopoguerra, a partire dal “Discorso tecnico delle arti” (1952), cui hanno fatto seguito, tra gli altri, “Il divenire delle arti” (1959) e “Nuovi riti, nuovi miti” (1965). Nelle sue indagini critiche sull’arte contemporanea Dorfles si è spesso soffermato ad analizzare l’aspetto socio-antropologico dei fenomeni estetici e culturali, facendo ricorso anche agli strumenti della linguistica. Dorfles è autore di numerose monografie su artisti di varie epoche (da Bosch a Dürer, fino a Feininger, Wols e Scialoja); ha inoltre pubblicato due volumi dedicati all’architettura e il noto saggio sul disegno industriale (“Il disegno industriale e la sua estetica”, 1963).
Dorfles è stato il primo, già nel 1951, a vedere tendenze barocche nell’arte moderna (il concetto di neobarocco sarà poi concettualizzato nel 1987 dal semiologo Omar Calabrese) riferendole all’architettura moderna nel saggio “Barocco nell’architettura moderna”. (adnkronos)
Celebri i suoi saggi sull’architettura e sul disegno industriale. Aveva 107 anni