ROMA – Un lutto pesante per il giornalismo e per la politica che ama l’Europa: si è spenta stamane a Roma, nella casa di via Cassiodoro in cui era nata e cresciuta, Gianna Radiconcini. Aveva 94 anni e, da alcuni mesi, combatteva con la malattia.
Prima donna nominata corrispondente dall’estero (da Bruxelles e Strasburgo) dalla Rai, dov’era entrata alla fine degli anni ’70 dopo aver lavorato, dagli anni ’60, come esterna, Giovanna Maria – così all’anagrafe – Radiconcini era giornalista professionista iscritta all’Ordine del Lazio dal 27 novembre 1975.
Una lunga e prestigiosa carriera, la sua, iniziata sulle colonne de La Voce Repubblica con Ugo La Malfa e proseguita in seno alla Radiotv di Stato: prima al Gr3, poi al Tg1, quindi nuovamente al Gr3 di cui diventò, nei primi anni ’90, vicedirettore. Sempre in qualità di giornalista esperta in politica europea. Perché Gianna Radiconcini lo era davvero. E con una passione indomita, sino alla fine.
Complice un’infanzia e una giovinezza vissute da staffetta partigiana che portava dinamite come fosse un mazzo di fiori, Gianna Radiconcini era una giornalista militante. «O una militante giornalista – confida a Giornalisti Italia il figlio Francesco Censon – dallo spirito combattivo: mia madre era una “pazza completa” che si scoprì partigiana a 9 anni e, da allora, non smise mai di battersi per ciò in cui credeva».
Oltre alla dinamite, Gianna Recondicini, nata a Roma il 27 maggio 1926, distribuiva anche la stampa clandestina. Lo racconta lei stessa in una video intervista rilasciata a La Stampa esattamente un anno fa. Un frammento eccezionale della tempra e della vita di una donna con la “d” maiuscola prima ancora che una giornalista. Che giornalista lo è stata sempre, con convinzione e tenacia.
«Sono diventata una belva il 9 settembre del ’43 – raccontava Gianna alla Stampa –, mi aggiravo per casa col coltello in mano e volevo andare a combattere i fascisti. Con quel coltello ovviamente non feci niente, ma la voglia di combattere il fascismo, quella sì, la misi in pratica».
Partigiana senza paura, colonna del Partito Repubblicano, militante europeista accanto ad Altiero Spinelli nella costruzione dell’Unione Europea dopo la seconda guerra mondiale, «mia madre – ci racconta ancora il figlio Francesco, che non ha seguito le sue orme, ma che lavora comunque in Rai dove si occupa di programmi culturali – non ha mai perso la sua voglia di fare, costruire, tanto è vero che, nella parte finale della sua vita, ha fondato il Circolo Cassiodoro, d’ispirazione europeista, che chiamò così perché i soci si riunivano a casa sua, a Roma, appunto in via Cassiodoro».
È una fotografia nitida, di una Gianna Radiconcini tenace e indomita, anche quella tracciata per Giornalisti Italia da un amico e collega, Carlo Picozza, nota firma di Repubblica, che la conobbe negli anni Ottanta ai primi seminari europeisti a Ventotene.
«Azionista prima e federalista europea dopo, – ricorda Picozza, – Gianna ha vissuto il suo tempo con spirito critico, capacità interpretativa e grande affabilità umana. Ha conosciuto Ferruccio Parri ed è stata amica di Altiero Spinelli, autore del Manifesto “Per un’Europa libera e unita”, scritto con la collaborazione di Eugenio Colorni ed Ernesto Rossi negli anni del secondo conflitto mondiale nella più piccola delle isole Ponziane dove, al confino di polizia, erano recluse all’aperto sulle 800 persone, quasi tutte antifasciste, in una lingua di terra lunga due chilometri».
«Con Gianna Radiconcini – sottolinea Carlo Picozza – se ne va, insieme a un pezzo della storia dell’antifascismo e della democrazia italiani, anche la testimonianza di una battaglia per la parità di genere nel lavoro, in famiglia, nella vita».
Ci lascia una grande e preziosa eredità, questa giornalista che la storia non l’ha solo raccontata, ma ha contribuito a farla, compresa l’ultima fatica letteraria, attualmente in fase di definizione da parte della casa editrice: si intitola “Profili a memoria” il libro che uscirà, dunque, postumo e che contiene la lunga storia della vita privata e pubblica di Gianna Radiconcini, dalle origini agli ultimi giorni. Un lavoro che andrà ad affiancarsi agli altri titoli: “Semafori rossi” e “Memorie di una militante azionista” (quest’ultimo affidato alle stampe nel 2015 alla tenera età di 89 anni).
Gianna Radiconcini lascia i figli Francesco e Andrea, quest’ultimo giornalista. I funerali si terranno con ogni probabilità sabato prossimo, 6 dicembre, a Roma, in un luogo ancora da definire. (giornalistitalia.it)
Nicoletta Giorgetti