ROMA – È morto a Roma, al Policlinico Gemelli, Giampiero Galeazzi. Cronista sportivo, conduttore della Rai ed ex canottiere aveva 75 anni. Malato da tempo, si era fatto ricoverare in un centro fisioterapico a Roma, per curarsi meglio, ma assieme ad altri cinque pazienti della struttura ha contratto il Covid, tant’è che per circa un mese la moglie non era riuscita neppure a vederlo. Nicoletta Tamberlich dell’Ansa lo ricorda con il suo indimenticabile «Andiamo a vincere». Come indimenticabili sono la sua voce, le sue telecronache, di canottaggio e tennis su tutti, ma anche scherma ed atletica leggera, così come le sue ospitate nei talk show televisivi a tema calcistico, durante i quali non ha mai nascosto la sua grande passione per la Lazio.
L’ultima sua apparizione televisiva risale a tre anni fa a Domenica In, costretto in sedia a rotelle aveva commosso il pubblico e la padrona di casa.
«Mi restano da attraversare gli ultimi 500 metri della mia vita», disse commuovendo Maria Venier che lo abbracciò in diretta. «Con Bisteccone mio se ne va un pezzo importante della mia vita” ha commentato oggi. A Domenica in poi gli dedicherà un ampio ricordo.
A ricordarlo con una foto sul maxi schermo e un annuncio nel prepartita della sfida Italia-Svizzera all’Olimpico, valida per le qualificazioni ai Mondiali in Qatar del prossimo anno.
Nato a Roma il 18 maggio 1946, Galeazzi in gioventù, dopo la laurea in economia, ha lavorato per un breve periodo nell’ufficio marketing e pubblicità della Fiat, a Torino, era diventato professionista di canottaggio, vincendo il campionato italiano del singolo nel 1967 quindi nel doppio con Giuliano Spingardi l’anno seguente, partecipando alle selezioni per le Olimpiadi del 1968 a Città del Messico. Poi è entrato in Rai come giornalista sportivo prima alla radio e poi in tv, prima alla Domenica Sportiva e poi a Mercoledì Sport.
Di lui si ricordano le telecronache degli eventi sportivi come la medaglia d’oro di canottaggio dei fratelli Carmine e Giuseppe Abbagnale, con il timoniere Di Capua, trascinati dalla mitica telecronaca in diretta a Seul nel 1988 e di Antonio Rossi e Beniamino Bonomi a Sydney 2000. Il dolore di Giuseppe Abbagnale, ora presidente della Federcanottaggio: «Giampiero – ha detto – ha accompagnato la nostra vita. Con le sue telecronache siamo entrati nella storia della tv».
Conosciuto anche con il soprannome di Bisteccone per stazza imponente: a dargli il soprannome fu Gilberto Evangelisti, «Lui mi vide e disse: “Ma chi è ’sto Bisteccone?». Dal calcio, al tennis con Panatta ha anche condiviso la conduzione tv, con la sua voce Galeazzi ha raccontato anche il secondo scudetto del Napoli direttamente dagli spogliatoi del San Paolo. Nel maggio 1987 con Maradona in campo e al fischio finale Galeazzi è protagonista della festa azzurra. Memorabile il suo scambio con Diego, Galeazzi entrò nello spogliatoio della squadra e lasciò il microfono a Maradona, versione intervistatore.
In molti sui social postano anche il video della Coppa Davis del 1990, che si tenne a Cagliari, Galeazzi commentò lo storico incontro tra Paolo Canè e lo svedese Mats Wilander. Il giornalista è stato per diverse stagioni il conduttore di Novantesimo Minuto, di cui era stato anche inviato. Tanti i commenti di cordoglio dai vari colleghi, dal direttore del Tg5 Clemente Mimun a Massimo Caputi a Maurizio Costanzo: «Perdo un caro amico. Mi rimangono i ricordi». Affettuose le parole di Antonella Clerici che posta una foto con Giorgio Tosatti, conducevamo “Occhio al mondiale” durante i campionati del mondo in Francia nel 1998. Ora vi ritroverete lassù». E Simona Ventura.
Da Antonio Rossi a Marco Tardelli e Franco Baresi, si moltiplicano i messaggi di cordoglio per la scomparsa di Giampiero Galeazzi. Tanti i messaggi del mondo della politica. Negli Anni Ottanta fu anche inviato della Ds per gli incontri più importanti della Serie A. Dal 1992 al 1999 ha condotto 90° minuto e ha partecipato alla conduzione del festival di Sanremo del 1996 con Pippo Baudo. Nel 2010 e nel 2012 ha partecipato a Notti Mondiali e Notti Europee, entrambe trasmissioni Rai. Galeazzi era un grande tifoso della Lazio.
Nella sua carriera non è stato soltanto giornalista sportivo: ha raccontato nel 1986 come inviato per la Rai l’incontro fra Michail Gorbaciov e Ronald Reagan a Reykjavík. Nella carriera di Giampiero Galeazzi c’è anche una piccola incursione nel mondo del cinema nel ruolo di sé stesso: l’Allenatore nel pallone di Sergio Martino con Lino Banfi nel ruolo dell’indimenticabile Oronzo Canà.
«Ciao Giampiero! Grazie per aver vissuto lo sport da atleta prima e da giornalista poi. Alla tua voce, carica di entusiasmo e passione, sono legati i ricordi di tante emozioni azzurre. Così la sottosegretaria allo Sport, Valentina Vezzali.
«Giampiero Galeazzi nell’arco di una lunga carriera in Rai è stato volto e voce inimitabile di tanti successi dello sport italiano, e un modello per generazioni di cronisti». La presidente della Rai Marinella Soldi e l’amministratore delegato Carlo Fuortes lo ricordano così – unendosi con tutta la Rai al cordoglio dei familiari – «un professionista che ha lasciato un segno profondo nella storia della televisione del nostro Paese». Era ricoverato da settimane, in terapia intensiva. Lascia due figli (Gianluca e Susanna, entrambi giornalisti, il primo in forza a La7, la seconda a Sky). «Papà – scrive Susanna su Facebook – ora è felice, è in barca, sta remando sul suo Tevere. Grazie a tutti, davvero, dell’affetto, della vicinanza, del tanto amore». (ansa/giornalistitalia.it)