FIRENZE – Giornalista, wine writer instancabile, degustatore profondo conoscitore dell’Italia e dei suoi vini, Daniel Thomases è morto oggi in una clinica alle porte di Firenze. Aveva 75 anni.
Nato il 18 maggio 1944 a Straford, nel Connecticut (Usa), laurea in lettere all’Università di Harvard, collaboratore al fianco di Luigi Veronelli e curatore con Gigi Brozzoni della guida “I Vini di Veronelli” per oltre 30 anni, Thomases è stato wine writer per testate italiane ed internazionali tra le più autorevoli, collaborando, da Firenze, dove viveva dagli anni ’70, come corrispondente dall’Italia per “Wine Spectator”, “International Wine Cellar” e per “The Wine Advocate”.
Daniel Thomases ha collaborato anche con il critico Robert Parker e ha curato il capitolo sui vini d’Italia per il “Pocket Wine Book” di Hugh Johnson; era responsabile delle voci italiane per l’Oxford Companion to Wine, e ha scritto anche per “Il Sole 24 Ore”.
“Giornalista del vino per antonomasia e degustatore di altissimo livello, ha raccontato il vino italiano, di cui era in assoluto tra i più esperti, per i più importanti nomi del giornalismo internazionale”, è il ricordo di Alessandro Regoli, direttore “WineNews”, con cui collaborava, scrivendo davvero fino all’ultimo i suoi appunti di degustazione per le nostre newsletter de “I Quaderni di Winenews” ed “I Vini di Winenews”.
“E, attorno al vino, mi piace ricordare le nostre chiacchierate, ma anche le sue immancabili telefonate prima, durante e dopo i tanti mergers & acquisitions, sempre accompagnate dalle sue fragorose e simpatiche risate, ma anche da quella schiettezza tipica del pragmatismo anglosassone che ne facevano una persona originale, particolare, speciale”, aggiunge Regoli.
“Daniel Thomases è stato un grande compagno di viaggio, e una grande persona nel suo modo di essere e lavorare, ha saputo interpretare prima di altri la viticoltura e il vino italiani, la loro evoluzione e le loro spinte in avanti”: lo ricorda Gigi Brozzoni, collaboratore della Guida di Veronelli, ma anche dello stesso Veronelli, conosciuto ai tavoli fiorentini dell’Enoteca di Giorgio Pinchiorri.
Con il suo notevole spessore ha dato un apporto qualitativo e culturale ai suoi scritti ed interventi. È diventato famoso a volte anche per il suo carattere un po’ burbero, ma dietro a questo aspetto c’era un finissimo conoscitore di vini di tutto il mondo e un degustatore che ha saputo riconoscere dove c’era l’eccellenza”. (adnkronos)
Grande critico enogastronomico, fece conoscere i nostri prodotti negli Usa