NEW YORK (Usa) – Rolling Stone, la bibbia della controcultura americana che ha ospitato e celebrato per cinquant’anni i mostri sacri del rock’n roll, e non solo, verrà messo in vendita. Il magazine, fondato da un giovanissimo Jann Wenner nel 1967 con 7.500 dollari prestati, sconta i tempi difficili che vive l’editoria, ma anche alcuni passi falsi compiuti dalla proprietà negli ultimi anni. Senza contare il calo di credibilità, dopo che nel 2014 ha dovuto ritrattare un articolo su uno stupro di gruppo all’Università di Virginia, uno scivolone che gli è costato 3 milioni di danni in tribunale.
Jann Wenner, sottolinea il New York Times, ha sempre cercato di rimanere un editore indipendente, ma ha deciso di mettere sul mercato la sua quota di maggioranza. “Amo il mio lavoro, mi diverte, mi è piaciuto per molto tempo”, ma lasciare “è semplicemente la cosa intelligente da fare”, ha dichiarato oggi, a 71 anni. A spingere in questo senso è il figlio 27enne Gus, presidente e direttore operativo della Wenner Media, artefice di recente anche della cessione di altre due colonne portanti del gruppo – i magazine Us Weekly e Men’s Journal – così come della vendita l’anno scorso del 49% delle azioni dello stesso Rolling Stone a BandLab Technologies, un’azienda di tecnologia musicale di Singapore.
“L’editoria è un’industria completamente diversa da quella che era”, ha sottolineato Gus in un’intervista la settimana scorsa, “le tendenze vanno in una direzione, e ne siamo molto ben consapevoli”. E il fondatore della Bibbia della controcultura non è il solo a volersi ritirare da un mercato ormai votato alle grandi concentrazioni di potere: di recente diversi “colleghi” hanno annunciato che lasceranno, come Graydon Carter, direttore per 25 anni di Vanity Fair, Robbie Myers di Elle, Nancy Gibbs di Time e Cindi Leive di Glamour.
Il progetto di vendita è ancora nelle sue fasi iniziali, non ci sono nomi, anche se un possibile pretendente è l’American Media Inc. guidata da David J. Pecker, che si è già aggiudicata gli altri due magazine del gruppo. La speranza, per Jann Wenner, è che arrivi qualcuno che capisca la filosofia di Rolling Stone e abbia “tanti soldi”. “Rolling Stone ha giocato un tale ruolo nella storia dei nostri tempi, socialmente, politicamente e culturalmente, vogliamo conservare quella posizione”, ha aggiunto.
Non può mancare una vena di tristezza negli addetti ai lavori, come nei lettori, che per cinquant’anni hanno seguito dalle pagine della rivista l’evolversi del mondo. “Chi ha vissuto negli anni ’60, ’70, ’80 e ’90, come non può provare una certa malinconia in questo momento”, ha confermato Terry McDonell, ex direttore della rivista come di altri magazine del gruppo Wenner.
Dalle icone del rock in copertina, molte di loro fotografate dalla celebre Annie Leibovitz, che proprio lì ha iniziato la sua carriera, alle interviste ai candidati presidenziali dei Democratici, come Bill Clinton e Barack Obama, la rivista, bastione dell’iideologia liberale, ha ospitato gli scritti dei “messaggeri” della controcultura, inclusi Hunter S. Thompson e Tom Wolfe.
Con il tempo, la nomea è stata erosa e Rolling Stone ha dovuto cedere il passo, rimanendo, come il suo fondatore, strenuamente attaccato alle vecchie glorie. “Penso che sia arrivato il momento per i giovani di gestirlo”, ha ammesso Jann, lasciandone il destino nelle mani del figlio, con la speranza che un nuovo proprietario abbia le risorse necessarie per permettere a Rolling Stone di evolvere e così sopravvivere. Per Gus, “è quello di cui abbiamo bisogno per fare business e far crescere il brand”. (agi)
La bibbia della controcultura americana tra crisi e risarcimenti è in cerca di acquirenti