NOVARA – “Raccontare il Quirinale: da Scalfaro a Mattarella” è il tema di un dibattito ospitato a Novara, nell’aula magna dell’Università del Piemonte Orientale, nel centenario della nascita – proprio a Novara – di Scalfaro. Ad organizzarlo Gianfranco Quaglia, un tempo responsabile delle pagine provinciali della Stampa e, adesso, presidente del Collegio di disciplina dell’Ordine dei giornalisti del Piemonte. Rappresentato nell’occasione, accanto a Quaglia, dal presidente Alberto Sinigaglia.
L’argomento è stato sviluppato da tre giornalisti: Renato Rizzo, Marzio Breda e Guido Dell’Aquila. Oggi sono in pensione ma, per decenni, sono stati corrispondenti dal Palazzo del Colle, rispettivamente per La Stampa, Corriere della Sera e Rai.
Con loro, Gianfranco Astori, giornalista e valsesiano doc, il quale, più che “raccontarlo”, il Quirinale lo vive, essendo il consigliere speciale dell’informazione del Capo dello Stato Sergio Mattarella.
Il Quirinale è un pianeta che vive di luce propria: 2000 stanze, 350 orologi, la vigilanza speciale dei corazzieri e la riservatezza mutuata dai secoli del potere papale che lì aveva fissato la sua residenza. Il palazzo è una specie di orecchio di Dionisio, capace di raccogliere voci, sussurri e pettegolezzi che entrano come un fiume in piena e che, a quel punto, fermano la corsa. In uscita solo dichiarazioni assai prudenti che potrebbero essere paragonate alla goccia di un rubinetto.
Ognuno che ci ha lavorato conserva memorie personali anche contraddittorie fra loro.
Per esempio, Renato Rizzo ricorda Francesco Cossiga “testardo, impulsivo e persino imprudente”, mentre per Marzio Breda era «il profeta della catastrofe, avvisava della crisi in arrivo e ammoniva i politici: “Se non cambiate vi prendono a sassate”».
Ancora. Rizzo descrive Oscar Luigi Scalfaro che predicava il dovere della massima riservatezza al punto che il suo addetto stampa, Tanino Scelba, era stato ribattezzato come “porta del silenzio”. Al contrario, Breda riferisce delle telefonate riservate con le indiscrezioni utili per scrivere un pezzo esclusivo.
Carlo Azeglio Ciampi viene descritto come l’uomo del Risorgimento con la volontà di recuperare l’unità dello Stato e di ripristinare le feste nazionale.
Giorgio Napolitano, definito “colto, con una bussola di valori politici” sembrerebbe, piuttosto, “uno stratega politico”.
Gianfranco Astori, tenendosi alla larga da un possibile conflitto d’interessi culturale, non insiste sulla figura di Mattarella del quale si limita a sottolineare che non dispone, in Parlamento, di un partito cui riferirsi. E il suo è un intervento orientato alla figura istituzionale.
«Nessun presidente – rileva Astori – ha la vita facile». E ognuno di loro, Da De Nicola a oggi, viene raccontato per i 7 anni trascorsi al Colle come se non avesse né passato né futuro. Sta provvedendo l’editrice il Mulino che, con una pubblicazione in due tomi, ha deciso di colmare la lacuna proponendo, per i presidenti della Repubblica italiana, una storia più completa e complessiva. E qual è il dovere del Capo dello Stato? «Quello di creare armonia sociale». (giornalistitalia.it)