Il Sindacato: “È tempo che i giornalisti si ribellino dopo i tanti maltrattamenti”

In Ciad un giorno senza stampa

CiadN’DJAMENA (Ciad) – Oggi, mercoledì 21 febbraio, si celebrerà in Ciad un “giorno senza stampa”, deciso nei giorni scorsi dal Sinadacato dei giornalisti del paese in collaborazione con i media del Ciad, per protestare contro gli attacchi ai giornalisti nell’esercizio della loro professione.
«Durante l’ultima manifestazione organizzata dagli studenti ciadiani, la stazione radio Oxyge’ne è stata assaltata da alcuni agenti di polizia che stavano inseguendo i manifestanti», ha detto ai microfoni di Radio France International Larmée Belrangar, presidente del Sindacato dei giornalisti ciadiani (UJT). Secondo Larmée, che il 19 febbraio ha tenuto una conferenza stampa a N’Djamena, è tempo che i giornalisti si ribellino dopo aver subito numerosi “maltrattamenti”.
A questo proposito, il presidente dell’UJT ha citato il trattamento disumano e degradante inflitto a determinati giornalisti durante alcune manifestazioni coperte dalla stampa nel paese. Inoltre, secondo quanto riferisce l’agenzia di stampa APA, diversi direttori di organi di stampa hanno ricevuto, negli ultimi due anni, convocazioni da parte della polizia giudiziaria che, dopo averli interrogati, li ha arrestati.
«Durante questo giorno senza stampa, le televisioni e le radio non devono trasmettere nulla e i giornali non dovrebbero uscire in edicola, e i loro rivenditori non dovrebbero neppure restare aperti», aveva detto lunedì Larmée. Da mesi l’opposizione e i sindacati protestano nel paese africano a causa delle misure decise dal governo.
In Ciad, quasi il 40% della popolazione di oltre 14 milioni di abitanti vive al di sotto della soglia di povertà. Lo Stato ha quasi 92mila dipendenti pubblici. Il paese africano sta attraversando un momento di profonda crisi politica e finanziaria, dovuta allo scontro tra il governo e il suo principale creditore, la multinazionale delle commodity Glencore, che ha offerto a N’Djamena una sospensione dei pagamenti per il rimborso del debito da 1,45 miliardi di dollari e una sua estensione di tre anni, un’offerta rifiutata dall’amministrazione africana.
Nel 2017, il Fondo monetario internazionale ha approvato un prestito da 300 milioni di dollari, versandone 48,4 milioni e sottoponendo il rilascio dei restanti a diverse condizioni, tra cui la ristrutturazione dell’eccessivo debito estero e diverse riforme sociali e del bilancio dello Stato.  (agi)

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