Chi scrive in un anno oltre 144 articoli spesso non è un co.co.co. ma un dipendente

Equo compenso per smascherare i falsi autonomi

fantasmiROMA – Il trattamento economico previsto nelle tabelle approvate, ieri, dalla Commissione governativa per la valutazione dell’Equo compenso nel lavoro giornalistico recita chiaramente che “la disciplina dell’accordo si applica ai giornalisti iscritti all’albo professionale, siano essi professionisti o pubblicisti, i quali forniscono alle aziende editoriali contenuti informativi sotto forma di testi e/o servizi chiusi, anche corredati da foto e/o video, che svolgano prestazioni professionali…e titolari di un rapporto di lavoro non subordinato aventi le caratteristiche individuate dalla legge, dalla delibera della commissione del 29 gennaio 2014 e dagli accordi negoziali di settore”.
Ciò significa che il perimetro di competenza è chiaro e non lascia spazio ad interpretazioni o strumentalizzazioni di sorta. Infatti, produzioni superiori al minimo annuo previsto rientrerebbero nel rapporto di lavoro dipendente contribuendo a smascherare i falsi contratti di lavoro autonomo.
In buona sostanza, la delibera approvata ieri da Governo, Ministeri del Lavoro e dello Sviluppo Economico, Fnsi, Inpgi e Fieg identifica chiaramente e, soprattutto, giuridicamente, i confini del lavoro autonomo e del lavoro dipendente. I tanti, troppi giornalisti che vengono sfruttati o non pagati hanno, insomma, lo strumento essenziale per rivendicare compensi nettamente superiori alla media retributiva dei lavoratori autonomi e, soprattutto, la possibilità di rivendicare la piena applicazione del contratto nazionale di lavoro giornalistico se svolgono – come spesso avviene – attività che di autonomo non ha proprio nulla. (giornalistitalia.it)

Parametri per la determinazione dell’equo compenso

Quotidiani (minimo 144 articoli l’anno, pari a 12 articoli pubblicati in media per mese in ragione d’anno di almeno 1600 battute) con trattamento annuo € 3000 (250 € al mese a 20,83 € ciascuno).
Periodici settimanali (minimo 45 articoli l’anno di almeno 1800 battute) € 3000 (250 € al mese ad € 67 ciascuno).
Periodici mensili (un articolo per numero di almeno 7000 battute) con trattamento annuo di € 3000 (250 € al mese, quindi ad articolo).
Nelle ipotesi di produzione di contributi informativi in misura superiore a quanto individuato (ovvero da 145 a 288 articoli) non meno del 60% del trattamento economico minimo stabilito per i primi 144 articoli (+1800 euro l’anno). Per produzioni superiori, le parti potranno concordare, secondo equità, un compenso forfettario mensile. Il costo dei mezzi organizzati resta a carico del collaboratore. Sono rimborsate le spese preventivamente autorizzate dal committente.
Periodici editi dalle imprese firmatarie del contratto Uspi. E’ previsto, per le prestazioni lavorative rese dai collaboratori coordinati e continuativi, un trattamento annuo minimo di 2200 euro per almeno 4 articoli al mese (a 45,80 € ciascuno). Per prestazioni lavorative superiori a tale livello minimo, il compenso dovrà essere proporzionalmente concordato tra collaboratore ed azienda e costituirà ulteriore indicazione essenziale del contratto individuale. Le prestazioni giornalistiche da 1800 battute saranno, invece, pagate € 14 ad articolo e per prestazioni superiori per estensione, complessità e ricerca giornalistica, il maggiore compenso sarà liberamente concordato tra collaboratore ed azienda.
Agenzie di stampa e web. Il minimo è stato individuato in 40 segnalazioni/informazioni, pubblicate in media per mese in ragione d’anno, con un trattamento annuo di € 3000. Se le segnalazioni/informazioni sono corredate da foto, il compenso base è maggiorato del 30%, se corredate con video non montati, è maggiorato del 50%.
Emittenti radio-televisive locali. Infine, nelle emittenti radio-televisive locali, il trattamento annuo di € 3000 è relativo ad almeno 6 prestazioni al mese (a 41,66 € ciascuna). (giornalistitalia.it)

I commenti sono chiusi.