ROMA – «È giunto opportuno il misurato eppure fermo appello del presidente Mattarella a riempire di realtà, e non di chimere, i programmi di partiti e movimenti. Perché anche il “sonno della politica” – ovvero la sua componente pressappochistica e demagogica, in parte inevitabile e sempre dura da sradicare – può generare mostri. Ieri – si legge in un editoriale pubblicato su Avvenire che, tra l’altro, ha dato spazio ai leader di tutti i partiti per presentare una loro proposta sul tema giovani/lavoro – sulle colonne di questo giornale sono stati ricordati i mirabolanti annunci fatti dai partiti ancor prima che cominciasse la vera e propria corsa alle urne: una lista della spesa pubblica (ulteriore) che una stima de “Il Sole-24 Ore” valuta in almeno 130 miliardi di euro (lasciando fuori dal conto il costo dell’abrogazione della “Legge Fornero” sulle pensioni). Una propensione alla vana affabulazione che cozza con le concrete istanze del corpo elettorale che, accanto a segnali da lungo attesi (in particolare sulla pressione fiscale, per non proseguire in un livello di tassazione che mortifica le attività “trasparenti”), chiede una dose dell’efficiente realismo evocato dal capo dello Stato».
«Archiviata tra errori e presunzioni la fase del bipolarismo – si legge ancora sul giornale dei vescovi –, l’accresciuta competizione fra gli almeno 4 poli in lizza porta con sé, in questa stagione, il rischio di deragliare verso allettanti “soluzioni sbagliate”. Ecco perché su queste pagine si continuerà a non dare, volutamente, troppo spazio a nuove “promesse clamorose” che dovessero arrivare, destinate (non sempre, ma spesso) a divenire ballon d’essai e comunque “marchiate” dall’antico vizio di scaricare i costi delle avventure di oggi sulle generazioni future. Quelle stesse generazioni che Mattarella ha esortato, invece, alla responsabilità, per invertire la rotta di una politica concentrata più sull’oggi che sul domani. Per la politica, perciò, può aprirsi ora una nuova finestra di opportunità: più che promesse che appesantiscono i conti pubblici, servono idee nuove, capaci di rispettare davvero e di “liberare” la società italiana mediante la valorizzazione delle tante risorse in essa presenti. È, insomma, l’ora di un nuovo professionismo: non nel senso della lunga militanza dei politici, ma per qualità delle proposte politiche e per la capacità di parlare linguaggi nuovi e di ribaltare schemi ormai logori». (agi)
Il giornale dei vescovi avverte: “Non daremo spazio a pressappochismo e demagogia”