ROMA – Ci imbarchiamo in una grande e sempre un po’ folle nuova avventura editoriale: quella de Il Garantista. Sarà un giornale quotidiano, sarà venduto tutti i giorni nelle principali città italiane, avrà 24 pagine, più in alcune regioni altre pagine di cronaca (20 in Calabria e 16 in Campania, ma vedremo nei prossimi mesi di aggiungerne altre).
Il Garantista andrà in edicola dal 18 giugno (e naturalmente avrà una sua edizione online).
Capite da soli che nel 2014 fondare un nuovo quotidiano “cartaceo” è una impresa un po’ spericolata. Ma noi siamo spericolati, ci conoscete. E decidere di chiamare questo nuovo quotidiano Il Garantista, in un momento nel quale il giustizialismo avanza e trionfa impavido, è davvero da spericolatissimi. Ma noi siamo spericolatissimi. Una mia amica, sorridendo, mentre guardava il numero zero, mi ha chiesto: “Ma non era meglio chiamarlo Il Giustiziere?”. Già, dal punto di vista commerciale sicuramente era meglio…
Abbiamo deciso di lanciare questa sfida per una ragione molto semplice: in Italia non ci sono giornali garantisti. Esistono alcuni giornali che difendono i diritti dei propri amici: Berlusconi, o i no-Tav, o i poliziotti che hanno picchiato a Genova, o i centri sociali, o i piccoli spacciatori… Ma ciascuno difende solo i suoi, e chiede la mano dura per gli avversari. Quello non è garantismo: è legittimissima difesa del proprio gruppo.
Noi siamo favorevoli a tutte queste difese, le sosteniamo, però sentiamo che manca un giornale nel quale il garantismo sia generale, superi le fazioni, diventi l’idea centrale attorno alla quale si cerca di costruire una società più libera e meno condizionata dal potere e dai poteri.
Negli ultimi anni in Europa, e in Italia in modo specialissimo, abbiamo assistito alla caduta della democrazia politica e al ridimensionamento dello Stato di diritto. In Italia la necessità di difendere lo Stato di Diritto viene considerata ormai una idea antica e “disfattista”, nemica della legalità, della “Giustizia” del potere costituito. Destra tradizionalista e nuova sinistra hanno trovato dei punti di incontro molto stabili su questo terreno: la richiesta di disciplina, di punizione, di supremazia dei diritti della “sicurezza” sui diritti del diritto. Ordine e Stato.
Noi non speriamo certo di poter rovesciare in poco tempo uno spirito pubblico che sta vivendo in pieno un processo di arretramento civile e di restaurazione. Abbiamo un obiettivo più modesto: restituire “pronunciabilità” a parole che da dieci anni a questa parte hanno perduto il dritto di esistere. E tra queste parole c’è la parola garantista che – specie in alcune zone del Sud – viene considerata molto simile all’espressione “amico dei mafiosi” o dei terroristi o di gente simile. Perciò abbiamo deciso di uscire allo scoperto e di realizzare questa provocazione: dare alla testa del giornale un nome “impronunciabile” dalla gente per bene.
Come sarà il giornale lo vedrete presto. Possiamo darvi qualche anticipazione. Avrà una seconda pagina dedicata alle carceri e – sempre , su tutti gli argomenti principiali del giorno – avrà un doppio commento, con voci non solo dissonanti ma opposte. Vorremmo cercare di dare al lettore la possibilità di cercare la verità, di capire, non solo di iscriversi a un club o a una fazione. Poter esaminare pro e contro. E vorremmo cercare di ristabilire quello che Tullio De Mauro ha recentemente definito “lo scrupolo della verità”, che è assente dai mass media italiani. Lo “scrupolo”, solo e semplicemente “lo scrupolo”.
Non vogliamo l’Idea della verità, la Sacralità della verità, la Religione della verità, l’Ideologia della verità. Molto meno. Ci basta, in fondo, verificare la notizia, non nasconderne i dettagli e non subordinare l’informazione, o l’opinione, alla forza del “comune sentire della nazione” o della ragion di stato. Per esempio, diremo una cosa proibita. Il 41 bis, cioè il carcere duro, cioè la legalizzazione della tortura in prigione, è una norma anticostituzionale, incivile e infame. Va abolita. Per esempio diremo che il carcere preventivo per favoreggiamento non è previsto dai codici, e dunque l’arresto del perfido Scajola è illegale. E che comunque non esiste il favoreggiamento per i parenti stretti, e dunque l’arresto della moglie di Matacena è folle…
Non sarà, però, un giornale di opinioni. Sarà un giornale completo e anche un po’ “pop”. Avrà molte pagine di cronaca (anche nera, rosa e tutto il resto), avrà cultura, spettacoli, tv e moltissimo sport. E un forte radicamento al Sud.
L’idea di questo nuovo quotidiano nasce al Sud. A Reggio Calabria. E’ la prima volta nella storia d’Italia che un giornale nazionale nasce al Sud.
Chi siamo? Un gruppo di giornalisti – dei quali una parte proviene da Gli Altri, una parte da Liberal una parte da altre esperienze – che abbiamo formato una cooperativa che editerà il giornale. Siamo stato aiutati da un gruppo di imprenditori calabresi, che ha formato una società che ci aiuterà e ci fornirà la pubblicità. Siamo molto uniti nelle idee di fondo e nel progetto. Siamo gente ottimista, non ci fa paura il vento in faccia, sappiamo navigare di bolina anche con la tramontana forte e gelida, e siamo convinti che ce la faremo. E riusciremo a fare un po’ di dispetti al potere. Speriamo di fargliene molti. Ci vediamo il 18 giugno.
Piero Sansonetti
direttore de Il Garantista
In un periodo in cui la politica si propone più attraverso le lotte intestine che non per concreti contenuti di sviluppo, apprezzo molto gli intenti su cui si basa la nascita del quotidiano ‘Il Garantista’ che farà il suo esordio nelle edicole a partire dal prossimo 18 giugno. Un’altra realtà nel panorama dell’informazione calabrese e italiana sarà certamente foriera di stimoli per un territorio che necessita di sempre maggiori riflessioni sullo stato di diritto, oltre che di un giornalismo leale e competitivo, organo di controllo delle diverse governance.
All’editore, al direttore e a tutti i giornalisti auguro i migliori successi. L’impulso di un quotidiano nazionale che prenderà vita in Calabria non può che essere motivo di ottimismo, motore di slancio per l’intera regione. Avere più voci da ascoltare rappresenta un segnale di libertà, magari anche all’insegna di una controtendenza rispetto all’informazione dominante del momento. Da parte mia, un grosso in bocca al lupo per quella che si prospetta come un’entusiasmante avventura.
Ho letto l’articolo, bello. Quindi, in bocca al lupo come si dice da queste parti.