COSENZA – Il senatore Tonino Gentile e i suoi corifei dovrebbero soltanto tacere e chiedere scusa, all’Italia, prima che a tutti noi giornalisti dell’Ora della Calabria, che fra l’altro viviamo in occupazione della redazione centrale dallo scorso 25 aprile dopo aver subito una serie di soprusi in seguito alla notte dell’Oragate.
Trovo paradossale che Renato Schifani, responsabile del programma del Nuovo CentroDestra, gridi alla campagna «violenta, oggi rivelatasi ingiusta e infondata» a proposito delle dimissioni da sottosegretario Gentile. Un paradosso intollerabile e grave dal momento che se la Procura di Cosenza ha chiesto l’archiviazione dell’accusa di violenza privata a carico del figlio del senatore, protagonista dell’articolo censurato con un blocco della rotativa, la stessa Procura ha raccolto i tabulati telefonici che documentano le frenetiche chiamate tra lo stampatore Umberto De Rose e il senatore Gentile la notte del “bavaglio”, l’ultima proprio dopo la telefonata oramai famosa del “cinghiale ferito che poi ammazza tutti” che registrai e denunciai pubblicamente.
Questi tabulati sono stati pubblicati oggi dal Corriere della Calabria e danno conferma a quanto De Rose stesso affermava al telefono intimando all’editore Alfredo Citrigno di farmi togliere la notizia su Andrea Gentile, poiché il padre stava aspettando una risposta e ponendosi quindi come suo mediatore e informatore.
Al di là delle responsabilità penali esistono quelle etiche ed è assurdo che il senatore Gentile dopo aver dichiarato di non conoscere affatto la vicenda parlasse tutta la notte dell’Oragate al telefono con De Rose, di cui è stato disposto il rinvio a giudizio e che fra l’altro è indagato dalla Procura di Catanzaro per l’assunzione della figlia del senatore e le consulenze offerte all’altro figlio in Fincalabra.
Ricordo che ogni senatore dovrebbe difendere la libertà di stampa, costituzionalmente garantita, e che mai Gentile ha preso pubblicamente le distanze da quanto De Rose andava sostenendo in quella telefonata e forse dai tabulati si comprende il perché. Questo anche dopo che la perizia della Procura di Cosenza ha accertato che la notte della censura non vi fu alcun guasto alla rotativa.
Al contrario Gentile ha accusato noi giornalisti dell’Ora di essere “ascari”, gregari di complotti orditi non si sa da chi, mentre siamo solo vittime di prepotenze intollerabili in uno stato democratico, violenze e rapporti oscuri di cui stiamo ancora pagando le conseguenze.
Ancora più patetica è la dichiarazione del presidente dei senatori Ncd Maurizio Sacconi che sottolineando l’«estraneità» di Gentile all’Oragate ne elogia il «senso dello Stato» che lo portò a dimettersi da sottosegretario.
Come spiegare quelle numerose telefonate tra Tonino Gentile e De Rose? Vogliamo far finta di niente? Qui nella Calabria dei paradossi tutto è possibile. Persino che De Rose venga riammesso tra i candidati alla presidenza di Fincalabra che aveva appena lasciato per scadenza mandato. Simili situazioni non fanno che indebolire la tutela dei diritti e delle libertà calpestate nel silenzio e nell’ipocrisia generale.
Le nostre pubblicazioni sono state sospese, il nostro sito oscurato senza un perché e nonostante gli appelli e l’agitazione della redazione e della Fnsi nessuno fa luce su questa vicenda che dovrebbe mettere tristezza a ogni deputato e a ogni senatore al di là dell’appartenenza politica.
Dopo una serie di incontri davanti al prefetto di Cosenza, il liquidatore della nostra società editrice, invocando la legge, ha chiesto di trattare presso l’assessorato regionale il licenziamento dei giornalisti dell’Ora. Ma di fronte a una vicenda così delicata, per la quale il presidente dimissionario della Regione Calabria, Peppe Scopelliti, ha dichiarato pubblicamente in una diretta tv di non voler esprimere la propria solidarietà a noi giornalisti dell’Ora, sarebbe stato auspicabile il controllo del governo, vista la posizione non certo neutrale dell’ente regionale. Ma qui si fa finta di niente…
Luciano Regolo
Direttore dell’Ora della Calabria