ASSISI (Perugia) – “Meno copie, meno lettori, più ricchezza di contenuti. Meno notizie e più analisi”. È questo il futuro dei giornali, secondo l’editore Carlo De Benedetti, che ha parlato al “Cortile di Francesco” ad Assisi sul tema dell’evoluzione del giornalismo.
“I giornali sono in crisi in tutto il mondo occidentale, ma io sono ottimista e credo che continueranno a esistere, a patto che si capisca che è inutile pensare di continuare a fare il mestiere così come è stato finora”.
Il vecchio quotidiano cartaceo, secondo l’«ingegnere», dovrà dunque saper rispondere al mondo digitale in cui la notizia è diventata istantanea, offrendo ai lettori non i fatti ma gli approfondimenti degli stessi, le connessioni e le loro conseguenze.
Per De Benedetti “saranno oggetti più preziosi di quelli che conosciamo oggi: saranno venduti a un numero minore di lettori, costeranno più cari e saranno luoghi di riflessione. Il compito di questo cambiamento sarà innanzitutto degli editori, che decidono che tipo di forza lavoro debba avere una redazione, dei giornalisti, ma anche dei lettori, che devono cambiare e poter apprezzare la qualità del commento”.
“Siamo contrari ai sussidi, ma – afferma De Benedetti – occorre che i soggetti che partecipano al mondo dell’informazione – come i siti, i motori di ricerca e i social media – a cui diamo enorme contributo come giornali, partecipino all’aumento dei costi che l’aumento della qualità dei giornali comporterà. Ne ho parlato con il nostro primo ministro che è d’accordo: è una cosa che andrebbe fatta a livello europeo, ma l’Italia può iniziare”.
A giudizio dell’editore del gruppo Gedi (nato dalla fusione dei gruppi la Repubblica-L’Espresso e La Stampa-Il Secolo XIX), che di recente ha lasciato la presidenza al figlio Marco, “non è giusto che Google e Facebook prelevino il nostro lavoro gratuitamente e se ne approprino per avere guadagni pubblicitari. Il prodotto può essere buono o meno buono, ma a noi costa produrlo ed è bene che chi se ne serve, partecipi ai suoi costi”.
De Benedetti ha poi sottolineato che per i motori di ricerca le news sono fondamentali: “Io non penso che Google difenda la democrazia, non è il suo mondo, però siamo noi a dare le informazioni. Siamo davanti a una svolta, avvenuta con la digitalizzazione del mondo e delle informazioni”.
“In Italia – sottolinea Carlo De Benedetti – i giornali esprimono opinioni radicalmente diverse, diametralmente opposte. Sull’immigrazione, sullo stato sociale e sulla politica. Questo è un bene perché è il segnale che la nostra democrazia è libera”.
“I giornali – ricorda De Benedetti – sono il pilastro della democrazia: ci sono giornali buoni e cattivi, giornalisti buoni e cattivi, ma è importante che continuino ad esistere. Quando interviene un regime autoritario, sono la prima cosa che si toglie di mezzo. In Turchia c’era un’industria editoriale floridissima, ora non è rimasto praticamente nessun giornale. Al contrario, nella democrazia più forte, quella degli Stati Uniti, tutte le mattine escono in prima pagina sul New York Times almeno due articoli che criticano Trump”. (agi)
Saranno sempre più preziosi, ma indispensabili per la qualità dell’informazione