REGGIO CALABRIA – Sono gravi le condizioni di Monsignor Giorgio Costantino, sacerdote e giornalista, parroco della Madonna del Divino Soccorso a Reggio Calabria, aggredito e malmenato, nella notte, da alcuni giovani non identificati.
Don Giorgio sarebbe stato malmenato con violenza inaudita dal gruppo di giovani, almeno 10 secondo le prime ricostruzioni, che aveva richiamato dopo che questi si erano introdotti in un locale della parrocchia forzando il cancello d’ingresso.
Attualmente il sacerdote si trova ricoverato agli Ospedali Riuniti di Reggio Calabria e proprio in queste ore sta affrontando un delicato intervento neurochirurgico. Nell’aggressione ha, infatti, riportato un brutto ematoma alla testa. Sul posto, ovvero il piazzale davanti alla canonica, sono intervenuti i carabinieri, che hanno avviato le indagini per risalire agli autori dell’aggressione.
C’è grande sconcerto in città, poiché Monsignor Giorgio Costantino, giornalista iscritto all’Ordine e al Sindacato Giornalisti della Calabria, in passato portavoce del Sinodo dei Vescovi, è parroco di una chiesa, Santa Maria del Divino Soccorso, che si trova in uno dei quartieri più popolosi di Reggio Calabria, Gebbione. Uomo di cultura, ha svolto anche il ruolo di docente al Conservatorio di musica Francesco Cilea.
Vale la pena ricordare che, nello scorso mese di settembre, alcuni vandali, rimasti ignoti, erano entrati nei locali del Centro di ascolto della parrocchia devastando gli interni. Il sacerdote, in quella circostanza, aveva denunciato il fatto ai carabinieri. (giornalistitalia.it)
Il sacerdote e giornalista malmenato da 10 giovani nella notte a Reggio Calabria
Appresa da poco la notizia dell’aggressione avvenuta stanotte a Mons. Giorgio Costantino, esprimo pubblicamente tutto il mio sdegno per l’episodio vile di inaudita gravità.
Un episodio che ha visto il sacerdote vittima di un ‘branco’ e che ha avuto conseguenze talmente gravi da ‘costringere’ don Giorgio ad un delicato intervento neuro-chirurgico. Don Costantino, punto di riferimento della vita parrocchiale e sociale del quartiere, è un prete stimato da tutti e rappresenta una guida cristiana di assoluta credibilità. L’accaduto, probabilmente con l’aggravante dei futili motivi, ha un altissimo valore simbolico, perché riguarda la massima autorità pastorale della Chiesa presente sul territorio di riferimento. Spero che le Forze dell’Ordine facciano luce tempestivamente sull’accaduto, punendo in maniera esemplare chi si è macchiato di un così ignobile gesto. Sono vicino, in queste ore di sgomento, ai familiari di don Giorgio e a tutti i parrocchiani della Chiesa di Maria SS. del Soccorso.
Ho voluto incontrare i parenti di don Giorgio per manifestare loro la mia personale solidarietà, umana, istituzionale e civile, dopo la gravissima aggressione subita dal sacerdote. Sono rimasto sbigottito dalla violenza esercitata da ragazzi giovanissimi contro una persona anziana, conosciuta per avere sempre esercitato la sua funzione pastorale privilegiando gli ultimi e i diseredati. Qui, e adesso non si tratta di pronunciare giudizi prematuri sull’andamento dei fatti, anche se il risultato è quello di avere messo in serio pericolo di vita una persona innocente, quanto piuttosto comprendere la natura di un’azione eseguita da giovanissimi in un quartiere che per storia e tradizione sociale ha conosciuto straordinari momenti di comunione tra i residenti e la Chiesa. La comunità parrocchiale del Divin Soccorso, guidata ai suoi albori da mons. Salvatore Nunnari, arcivescovo emerito di Cosenza, è sempre stata considerata un riferimento di valore civile e religioso dove si sperimentavano davvero solidarietà e promozione sociale. Per tutto questo, l’aggressione a don Giorgio Costantino richiama alla coscienza di tutti noi la necessità di mantenere alta l’attenzione verso i processi di degenerazione sociale cui la politica e le istituzioni devono fornire adeguate risposte ai fini della coesione umana e civile.
La notizia della aggressione a don Giorgio Costantino mi ha raggiunto mentre a Roma, con gli altri vescovi italiani, stiamo riflettendo sull’impegno da riscoprire a favore dei giovani.
Il primo pensiero corre a don Giorgio, per la cui salute ho offerto stamattina la santa messa in San Pietro. So che da lui si è recato il vicario monsignor Giovanni Polimeni ed è circondato dall’affetto dei parenti, di tanti confratelli sacerdoti e di amici.
Il secondo pensiero è di condanna per il vile gesto compiuto. Si rinnova la tristezza e il rammarico per come la violenza sia così feroce anche a livello giovanile, e come la vita umana sia sempre più svalutata.
Ringrazio la Prefettura, la magistratura e le forze dell’ordine, che si sono attivate subito per risolvere il caso.
Mi appello a voi genitori, a voi sacerdoti, a voi tutti educatori: qualunque sia la responsabilità educativa (scuola, sport, associazioni varie, ecc.), mettiamoci tutti in ascolto dei giovani ed interessiamoci della loro formazione, prima di dover piangere per una società, al cui interno la violenza sia generalizzata, in nome di un individualismo che non accetta nessun limite alle proprie emozioni e ai propri desideri.
Mi rivolgo a voi genitori, che ancora bussate alle porte delle nostre chiese per chiedere i sacramenti per i vostri figli. Vi ricordo quanto vado ripetendo: chiedete formazione cristiana e non sacramenti, che si collocano solo in un cristianesimo convenzionale, senza anima e senza fede. Chiedete formazione. Preoccupatevi che i vostri figli seguano un cammino formativo presso i nostri gruppi parrocchiali che li accompagni durante l’età giovanile. Non mollateli sulla strada dopo la prima comunione fatta all’età di 10-11 anni.
Sostenete l’azione educativa della scuola non schierandovi contro di essa per un sostegno antieducativo dei vostri figli, quando sono ripresi per il mancato profitto scolastico o per motivi disciplinari.
Mi rivolgo a voi sacerdoti, catechisti, animatori dei nostri gruppi.
La tentazione di limitarsi solo ad alzare la voce contro i giovani e questi loro gesti delinquenziali è forte. Rigettiamola. Con l’amore di Cristo, che va in cerca della pecora sperduta, ricordiamo che anche questi giovani sbandati ci appartengono. Sono anch’essi oggetto della nostra cura pastorale. Anche per loro Gesù è morto e ci ha inviati per portare ad essi la salvezza. Non dimentichiamo che molti fra loro sono passati attraverso le nostre aule catechistiche. Perché non siamo riusciti a formarli?
Non voglio assolutamente colpevolizzare nessuno: dovrei farlo in prima persona. È il momento per noi della riflessione pacata e di un’azione pastorale rinnovata, che abbia al centro la questione giovanile. Ci stiamo preparando al Sinodo della Chiesa sui giovani. E, in diocesi, stiamo preparando la missione cittadina per i giovani, richiesta dai giovani stessi alla fine del Sinodo diocesano fatto per loro, con loro e da loro. Sosteniamo la nostra riflessione con la fiducia, la speranza, la preghiera.
Prima di concludere affidando alla Madonna della Consolazione le nostre speranze e la nostra azione pastorale, chiedo ai ragazzi, che hanno compiuto questo vile gesto, di volerli incontrare per guardarli negli occhi, ascoltare i loro problemi e poter dare loro il segno cristiano del perdono e della speranza.
Invoco su tutti la benedizione e la misericordia di Dio.