LAMEZIA TERME (Catanzaro) – Umana comprensione per il poverissimo Peppe Scopelliti. Abituato a vincere sempre e tutto, anche le partite a calcetto, non ha resistito al giudizio dei calabresi che lo hanno sonoramente ridimensionato fino a farlo sconfiggere in casa sua e nonostante lo smisurato potere dispiegato in questi anni.
Umana comprensione, però, non significa che Scopelliti non verrà chiamato a dar conto, e con ampia facoltà di prova, delle calunnie che ha finalmente proferito in pubblico dopo averle per anni sussurrate in privato.
Verrà in Tribunale e lì porterà le carte che dimostrino quanto ha calunniosamente affermato.
In attesa di ciò posso solo ribadire che mai ho avuto, e mai ho chiesto, alcun contribuito o alcun finanziamento da qualsivoglia ente pubblico. Né come persona fisica e né come rappresentante di società, ente o istituzione di sorta. Del resto in questi quattro anni trascorsi a Palazzo Alemanni non ha certo lesinato uomini e mezzi, lo Scopelliti, alla ricerca di qualche carta da utilizzare in qualche modo: non le ha trovate perché non c’erano.
È, questa, solo la più clamorosa delle menzogne dette da Scopelliti che di lobby se ne intende e che ha frequentato con disinvoltura mafiosi e ’ndranghetisti del calibro di Paolo Martino, di Domenico Fiume, di Cosimo Alvaro e dei fratelli Barbieri.
È la sua storia, quella delle lobby e delle frequentazioni disdicevoli. Non la mia: non ho collaboratori finiti in carcere per associazione mafiosa e non ho congiunti con il sostantivo “ten” affiancato al loro nome.
Fin qui la tutela che riguarda la mia persona, esposta anche fisicamente ai livori dell’ex governatore e della sua povertà umana, professionale e politica.
Altro sarà la tutela del giornale che ho fondato e che dirigo.
Il Corriere della Calabria è nato proprio per resistere ai “don Rodrigo” come Scopelliti ed è stato voluto e fondato da giovani professionisti che non hanno accettato l’editto scopellitiano.
La nostra credibilità e la nostra onorabilità l’abbiamo conquistata sul campo. Le nostre notizie hanno le stimmate della verità. Ed è proprio la verità a segnare la linea di demarcazione tra il Corriere della Calabria e Scopelliti. La nostra verità è premiata dalla crescita e dalla stima che accompagna il nostro duro lavoro quotidiano. L’impostura del politico Scopelliti, per contro, ha segnato la sua fine e anche la condanna politica, e prima ancora giudiziaria, che oggi lo fanno uscire di senno.
Non dia colpa alle lobby, che si annidano nel suo ipocondrio, né per queste condanne e né per le altre che lo attendono a stretto giro.
Il ridicolo resta comunque la peggiore condanna che attende chi non ha mai saputo vincere e men che mai saprà perdere. (Corriere della Calabria)
Paolo Pollichieni
direttore del Corriere della Calabria