I due pellegrini di oggi come quelli di 1000 anni fa: a piedi nudi nel fiume

Via Francigena: Del Boca e Moia sfidano il Trebbia

Lorenzo Del Boca e Angelo Moia traghettati sul Po da Danilo Parisi

Lorenzo Del Boca e Angelo Moia prima traghettati sul Po da Danilo Parisi e poi…

Un Parisi – Danilo – ha traghettato il presidente emerito dell’Ordine dei giornalisti Lorenzo Del Boca e il suo compagno di marcia Angelo Moia dalla sponda sinistra del Po a quella destra. Passaggio rigorosamente storico perché Sigerico nel 990 si è imbarcato a Corte Sant’Andrea per attraccare a Soprarivo.
E’ stato rispettoso del tragitto sulla Via Francigena anche il guado del Trebbia. Di ponti ce n’erano due, uno appena più a monte e l’altro 400 metri a valle. Però il racconto del primo pellegrinaggio (oltre 1000 anni fa) specifica che il fiume è stato passato a piedi nudi con la corrente dell’acqua alle ginocchia.

Del Boca e Moia

…pronti a sfidare l’acqua gelida del Trebbia

Dunque, fedeli alla tradizione, Lorenzo e Angelo si sono tolti scarponi e calze per sfidare (e vincere) il Trebbia.
Del resto, il cammino di Lorenzo e Angelo da cento chilometri è una cavalcata nella storia.
I due pellegrini hanno attraversato Palestro il 24 maggio, in occasione della celebrazione della ricorrenza dei 155 anni di una delle battaglie della seconda Guerra d’Indipendenza.
Hanno dormito a Belgioioso, feudo della Principessa Cristina, eroina delle Cinque Giornate di Milano, animatrice della resistenza durante la Repubblica Romana e protagonista, con le Camicie Rosse di Garibaldi, della spedizione dei Mille. E si sono fermati a Orio davanti al castello dei duchi Litta: Eugenia “La Bella Bolognina” era stata amante di Umberto di Savoia.
Se vogliamo, anche il Trebbia trasuda ricordi che vengono dall’antichità. Non l’ha guadato soltanto Sigerico, ma anche Annibale che, giusto nelle stesse acque, ha sbaragliato i quarantamila legionari di Sempronio, lasciandone la metà a terra, morti.
Tito Livio attribuì la vittoria alla dieta. I Romani combatterono digiuni, mentre Annibale pretese che il suo accampamento si mettesse in movimento due ore prima dell’alba un modo che i soldati potessero consumare doppia razione di miele.
Così, in una freddissima giornata di dicembre (218 A.C.), i legionari non avevano più forze per resistere alle intemperie e combattere i nemici. I Cartaginesi, invece, avevano energie in esubero.

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