ROMA – Se Facebook fosse una persona, da oggi potrebbe iscriversi a Facebook. Compie 13 anni il social network più diffuso e ricco del mondo. Mark Zuckerberg ha tanti motivi per festeggiare: il fatturato, gli utenti, la fiducia degli azionisti. Sì, perché se c’è una cosa che può far ridere il fondatore è la capacità di reggere agli scossoni. Nulla, per ora, sembra rallentare la corsa.
Sette anni da miliardario
Facebook ha chiuso il 2016 con un fatturato di 27,6 miliardi di dollari. In un solo anno, la crescita è stata del 54%. La struttura, in espansione, ha sete di risorse. Anche i costi, quindi, sono saliti. Del 30%, a 15,2 miliardi. Ma non impattano sull’utile: 10,2 miliardi netti (+177%) e 3,49 dollari guadagnati per ogni azione della società. Tutto merito della pubblicità, che costituisce il 97% del fatturato: 26,8 miliardi di dollari. Il resto viene dalle trattenute di Facebook sui pagamenti effettuati tramite la piattaforma. Una voce di bilancio (per ora) marginale.
La pubblicità, invece, si sta espandendo ovunque. Tutti i nuovi business nascono per creare nuovi contenitori. Le inserzioni stanno arrivando su Messenger. La realtà virtuale creerà un’esperienza (anche commerciale) più immersiva e coinvolgente. E anche la volontà di creare contenuti video originali va in questa direzione.
Cassa, utenti, monetizzazione
Ultima parte dell’anno in accelerazione (con 8,8 miliardi di fatturato), azioni in rialzo alla pubblicazione dei dati, Zuckerberg che parla di “buon trimestre”. Tutto da copione. Eppure, queste cifre sono una regola diventata un’abitudine molto infretta. Nel 2009, il fatturato era di 764 milioni.
Quota un miliardo viene superata per la prima volta (e abbondantemente) nel 2010: sono passati quasi 7 anni da quando Zuckerberg ha messo in rete il sito dalla sua stanza di Harvard. Nel 2011, gli utili (un miliardo) sono già superiori all’intero fatturato di due anni prima.
La cassa non è la sola cosa che racconta la salute di Facebook. Gli utenti attivi mensili sono 1,86 miliardi, viaggiano speditamente verso i 2 e corrono su mobile. E soprattutto, i guadagni della piattaforma crescono in modo più che proporzionale rispetto ai nuovi iscritti. Significa che ogni testa viene monetizzata sempre meglio. Una tendenza comune a tutti i mercati. Con l’apice in Nord America, dove Facebook guadagna ogni anno 19,28 dollari per ogni utente.
Maggiorenne a 13 anni
È tutto fondato sulla pubblicità, senza le incognite della pubblicità. È questa la caratteristica che segna la maturità di Facebook (a soli 13 anni). Le dimensioni del gruppo sono tali da metterlo al riparo dalle oscillazioni. Menlo Park e Google, messi insieme, valgono circa il 65% del mercato pubblicitario online. Nell’ultimo bilancio spedito alla Sec, la società elenca i possibili fattori di rischio. Tra di essi c’è “una copertura mediatica negativa” ed eventuali errori che potrebbe “impattare sulla reputazione” e allontanare gli utenti. A ben guardare, è proprio quello che è successo negli ultimi sei mesi. Senza effetti di rilievo sul fatturato e (ancor meno) sulle azioni.
Facebook è stata prima accusata di aver nascosto le notizie pro-repubblicani. Poi di aver favorito l’ascesa di Trump lasciando proliferare le fake news. Contro le bufale ha promosso una soluzione i cui effetti sono marginali. Il gruppo ha sbagliato per due volte le metriche sulle visualizzazioni di video e annunci, falsando le cifre versate dagli inserzionisti e procurando danni milionari alle grandi agenzie media. Colpi che avrebbero azzoppato chiunque, ma che non hanno inciso né sul bilancio né sul titolo. Facebook è un carrarmato che corre come una Formula 1.
Negli ultimi sei mesi, le azioni sono cresciute del 6,8%, rimpinguando il progresso del 242% ottenuto da quando è approdata in borsa. Il marchio Facebook, secondo Brand Finance, è appena entrato nella top ten dei più ricchi: vale 62 miliardi di dollari, l’82% in più rispetto allo scorso anno. Niente male per un tredicenne. (agi)