RIMINI – Si abbatte una nuova tegola sull’ex editore della Voce di Romagna, dal 2015 indagato dalla procura di Rimini per bancarotta fraudolenta e malversazione ai danni dello Stato nell’ambito dell’inchiesta “Undertone”, condotta dal Nucleo di polizia tributaria delle fiamme gialle.
Oggi pomeriggio Giovanni Celli, detto Gianni, è stato condannato in primo grado a un anno e tre mesi di reclusione per omesso versamento di ritenute dovute o certificate (Dlgs 74/2000, art. 10-bis). Il processo, su denuncia di Agenzia delle Entrate, era limitato peraltro alle annualità 2009/2010 (mentre un altro procedimento sarebbe in corso per i mancati versamenti degli anni successivi): in quel periodo Celli, ancora saldamente al timone della società Editrice La Voce s.r.l., non aveva versato le ritenute Irpef dei dipendenti, pur ricevendo il giornale i contributi del Dipartimento Informazione e Editoria della Presidenza del Consiglio.
Il giudice dottor Pelusi del Tribunale di Rimini ha accolto in pieno la richiesta del pubblico ministero, mentre la difesa, avvocato Monica Cappellini, nell’ultima udienza tenuta stamattina, aveva chiesto l’assoluzione dell’imputato.
Dopo aver trascorso più di due mesi agli arresti domiciliari su provvedimento del gip del Tribunale di Rimini, confermato dal Tribunale del Riesame, recentemente Celli è riuscito ad ottenere la revoca della misura cautelare personale, ma gli è stato imposto l’obbligo di dimora nel territorio comunale di Verucchio. Prima del fallimento di Editrice La Voce con un “buco” di oltre 12 milioni di euro, Celli ha trasferito l’attività in affitto d’azienda a una società formalmente intestata a due figli, Edizioni delle Romagne s.r.l.
Nel frattempo sono state dichiarate fallite anche altre società riconducibili a Celli: la cooperativa edilizia di famiglia (La Mia Terra s.c. a r.l.) proprietaria della testata quotidiana; la s.r.l. editrice del portale di news romagnanoi.it (Bella Stampa); un’altra coop attiva nel settore immobiliare (La Casa) che deteneva la sede redazionale di Forlì oggi anch’essa sgomberata.
Il curatore fallimentare di Editrice La Voce ha messo in vendita (prezzo base 60mila euro), per ora senza esito, l’attività editoriale gravata dall’affitto d’azienda. Invece il destino della testata «La Voce di Romagna», oggi sotto sequestro preventivo, è legato ai provvedimenti dell’autorità giudiziaria.
Paolo Facciotto