BUROLO (Torino) – Festa grande a Burolo d’Ivrea. Lorenzo Del Boca e Angelo Moia, pellegrini sulla via Francigena, sono stati accolti dal parroco del paese, Monsignor (di fresca nomina) Giovanni Battista Gioanino, e dal sindaco Roberto Cominetto. Ad organizzare “l’evento”, Caterina e Carlo Battellino, che hanno messo a disposizione la loro casa: “Accoglienza principesca e cena raffinata”, raccontano il tre volte presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti e il suo compagno di viaggio.
Lorenzo e Angelo erano arrivati alla fine del tragitto valdostano per entrare in Piemonte. Erano partiti domenica da Saint Rhemy en Bosse, sul Gran San Bernardo, per raggiungere Aosta in serata. Poi Chatillon e Bard.
“Clima favorevole, ma forte vento contrario. – ci fa sapere Del Boca – Le vestigia dell’epoca romana sono disseminate e riconoscibili per città e per sentieri. Il monumento probabilmente più conosciuto è l’arco di Augusto, che troneggia nella piazza all’entrata di Aosta. Ma la vera emozione si prova all’ingresso di Donnaz”.
Lorenzo e Angelo hanno camminato per un chilometro sulla strada che i Romani hanno costruito nel primo secolo.
“Duemila anni fa (non si sa con quali tecnologie) sono riusciti ad affettare una montagna di rocce – ecco che lo storico prevarica il giornalista – per assicurare un passaggio a chi era diretto nelle Gallie. E devono esserci passati in tanti, perché i lastroni di base conservano i segni delle ruote dei carri che hanno scavato solchi profondi quattro dita. Proprio davanti al paese una colonna che indicava la distanza da Aosta in miglia romane (trenta) e, accanto, la porta ricavata nel muro di cinta di Donnaz. Fino a ottant’anni fa era l’unica via di accesso. Poi il progresso ha portato la circonvallazione d’asfalto e quel tragitto è riservato ad archeologi, turisti e pellegrini”.
Lorenzo e Angelo raggiungono il Piemonte. La loro terra. “Tira aria di pioggia…”. In attesa del prossimo bollettino di viaggio. Dalla Via Francigena, ça va sans dire.
"Accoglienza principesca” a Burolo d’Ivrea per i due pellegrini d’eccezione