“Giornalisti Italia” al fianco dei colleghi del settimanale della Svizzera italiana

Il Caffè, giornalisti a processo per una notizia vera

il-caffeLOCARNO (Svizzera) – Giornalisti a processo per “diffamazione e concorrenza sleale”, non perché vengano loro contestati errori o imprecisioni, ma semplicemente perché “si rimprovera… la pubblicazione stessa; cioè di aver condotto un’inchiesta giornalistica pubblicando, con assiduità, servizi sul tragico errore medico avvenuto nel 2014, ovvero l’asportazione dei seni ad una paziente per uno scambio di identità”.
Il procuratore pubblico ha, infatti, deciso di processare quattro giornalisti del settimanale svizzero in lingua italiana “Il Caffè” su denuncia della Clinica Sant’Anna di Sorengo (appartenente al Gruppo Genolier, uno dei maggiori privati nel settore sanitario) per una vicenda dell’estate 2014: il grave errore medico per il quale è imputato il chirurgo Piercarlo Rey. Sotto inchiesta penale il direttore responsabile del giornale con sede a Locarno, Lillo Alaimo, il vice direttore Libero D’Agostino, il caporedattore Stefano Pianca e la redattrice Patrizia Guenzi. La clinica sorge, invece, a Sorengo, altro comune svizzero del Canton Ticino, a ovest di Lugano.
Il giornale, in segno di protesta, è uscito con la prima pagina bianca sulla quale campeggia una gomma che cancella la scritta “Libertà di stampa” seguita dal sommario: “Dopo la denuncia della Clinica Sant’Anna la magistratura preannuncia la decisione di voler processare il Caffè accusato di diffamazione e concorrenza sleale. Per il grave errore medico in sala operatoria, ora sotto inchiesta sono un chirurgo e quattro giornalisti”. Sulla sinistra l’editoriale «Le ragioni di una protesta “bianca”», firmato dal direttore responsabile Lillo Alaimo e dal direttore editoriale Giò Rezzonico, ed il rimando alla pagina 6 nella quale vengono ricostruite le tappe della vicenda.

I quattro giornalisti

Dall’alto a sinistra in senso orario i giornalisti sotto inchiesta: Lillo Alaimo, Libero D’Agostino, Stefano Pianca e Patrizia Guenzi

Immediatamente è nato un comitato per la difesa della libertà di stampa che ha promosso un appello “Per la difesa della libertà di stampa” e “Per la difesa dei giornalisti del Caffè sotto accusa”.
Ricordando che nei mesi scorsi “il Caffè ha cercato di rispondere ad alcuni interrogativi, tutt’ora irrisolti, di primario interesse pubblico: salute e sanità, ospedali, sicurezza e qualità delle cure a fronte di una spesa annua miliardaria in costante crescita”, i promotori della petizione (Matteo Pronzini, Jacques Ducry, Gianni Frizzo, Giuseppe Sergi, Gianfranco Domenighetti, Sergio Rossi, Christian Marazzi, Renato Martinoni, Franco Cavalli) denunciano che il caso “è un fatto unico in Svizzera e probabilmente non è mai successo nella storia recente dei Paesi democratici d’Europa che il direttore, il vicedirettore, il caporedattore e una giornalista di una stessa testata siano messi sotto accusa e processati in relazione ad uno stesso fatto, ad una stessa inchiesta giornalistica”.
“Tutto questo – è scritto nell’appello – è indicativo della pesante minaccia che grava oggi in Ticino sulla libertà di stampa e sul diritto di cronaca, valori fondamentali garantiti dalla Costituzione. Diritto di pensiero, di parola, di informazione sono la base della democrazia. Principi che la Corte europea dei diritti dell’uomo difende anche a tutela del ruolo della stampa, sottolineando il rischio che ogni sanzione penale ne possa condizionare l’attività. Cercare di zittire la stampa, di far tacere l’informazione altro non è che una prova di forza che priva i cittadini del diritto di chiedere e ottenere risposte alle loro legittime domande. La difesa della libera informazione è oggi indispensabile in una realtà dove la pluralità giornalistica si sta drammaticamente impoverendo”. (giornalistitalia.it)

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