ROMA – Mesi e mesi di “stalking corporativo, da parte di sindacato, Cda e commissione di vigilanza” condotti “contro me e Verdelli perché ci consideravano degli intrusi e hanno fatto di tutto perché ci dimettessimo”. È l’accusa pesante lanciata oggi da Francesco Merlo, editorialista del quotidiano “la Repubblica”, nel corso della prima puntata dell’anno di “In mezz’ora” di Lucia Annunziata su Rai3 dove si parlava anche del tema della “post verità”, con ospite in studio Enrico Mentana.
Merlo è stato per quasi un anno consulente Rai per il piano di riforma del sistema news del servizio pubblico la cui direzione editoriale era affidata a Carlo Verdelli. Merlo si è dimesso sul finire dell’anno, Verdelli si è dimesso martedì scorso, dopo la sostanziale bocciatura in Cda del suo progetto. Merlo ha, quindi, spiegato che lui e Verdelli erano considerati intrusi “perché non interni”, aggiungendo che “il rapporto malato tra informazione e politica, in Rai ha la sua sublimazione”. E ancora: “La Rai è la sintesi hegeliana di tutti i giornali di partito”.
L’editorialista di Repubblica ha, quindi, sottolineato che “un conto è essere amici, anche troppo amici, e un conto è essere dipendenti, con un apparato che comincia nelle sedi regionali” Rai, che a suo dire “sono le vere sedi regionali dei partiti, piccole ‘fabbriche’” del sistema dei partiti. Merlo ha anche detto che il lavoro del team di Verdelli (di cui lui era stato indicato come il numero due, ndr) era di “immaginare una soluzione come l’abbiamo immaginata” nel disegnare il piano di riforma del sistema informazione Rai, ovvero “rimettere la politica nella giusta posizione. Il piano è stato bloccato”.
Immediata la replica dell’Esecutivo Usigrai, il sindacato interno dei giornalisti Rai, secondo il quale “Francesco Merlo non conosce vergogna. È venuto in Rai, ha contrattato uno stipendio da 240mila euro e clausole uniche nella storia del Servizio Pubblico; come il peggiore dei marinai ha abbandonato la nave un attimo prima del naufragio. E ora utilizza la cortesia di un invito a ‘In mezz’ora’ per sparare a zero sulla Rai”.
Per l’Usigrai, quello di Merlo è “l’atteggiamento tipico di chi non è in grado di ammettere il proprio fallimento”. Segue, quindi, il riferimento del sindacato dei giornalisti alle parole di Merlo sulle sedi regionali Rai, da lui definite “vere sedi regionali dei partiti”, come “piccole fabbriche” del sistema che mette insieme politica e Rai.
In proposito l’Usigrai sottolinea che “mentre noi eravamo al lavoro sul campo per l’emergenza terremoto, lui – consulente Rai – invece di coordinare il lavoro, era a scrivere pezzi per il gruppo L’Espresso, per arrotondare lo stipendio da 240mila euro. E, infatti, non ha mai varcato le porte di una sede regionale per vedere come e quanto si lavora in quelle redazioni. E la conduttrice Lucia Annunziata avrebbe ben potuto smentire Merlo e ricordarlo”.
L’Usigrai insiste nella durissima nota e aggiunge che “l’unico che si è accorto del passaggio di Merlo in Rai è il cassiere che gli ha dovuto pagare il lauto stipendio. Se noi siamo stati i suoi stalker, lui è stato il ‘mobbizzatore’ della Rai che vuole le riforme: insulta, si fa chiamare in Rai, prende i soldi (tanti!), non produce nulla e scappa. Il vertice della Rai – dal direttore generale al Cda – che lo ha voluto come consulente, esca dal corresponsabile silenzio, chieda scusa ai cittadini per come hanno speso i loro soldi, e valuti se esistono gli estremi per chiedere i danni per le affermazioni di oggi”. (agi)