Dopo Rsf lo conferma anche il Rapporto annuale 2016 di Human Rights Watch

Giornalisti in carcere, triste primato in Turchia

Can Dundar

Can Dundar

ISTANBUL (Turchia) – Dopo Reporter Senza Frontiere, che nel proprio rapporto annuale ha assegnato alla Turchia il triste primato di giornalisti incarcerati nel 2016, è Human Rights Watch (Hrw) ad accusare Ankara di “mettere il bavaglio” alla stampa indipendente.
Secondo l’organizzazione americana, infatti, la vita dei giornalisti non allineati al governo è stata difficile negli ultimi anni, prima di peggiorare a partire dal 2014, e poi prendere una piega drammatica in seguito al fallito golpe del 15 luglio scorso. A partire da quella data infatti, 140 media e 29 case editrici sono state chiuse con decreti previsti dallo stato di emergenza, formalmente in vigore nel Paese dallo scorso 22 luglio, lasciando disoccupati circa 2500 tra giornalisti e impiegati del settore.
A essere colpiti in gran parte media ritenuti vicini a Fetullah Gulen, magnate considerato la mente del colpo di stato, ma anche 14 tra tv e quotidiani accusati di aver fatto propaganda a favore del Pkk, organizzazione con cui Ankara è in guerra dal 1984. In generale, però, Hrw denuncia l’atmosfera “soffocante” a causa della pressione delle istituzioni, con la quale i media del Paese devono fare i conti, insieme “alla costante diminuzione degli spazi dedicati ad argomenti scomodi” per il governo.
L’accusa nei confronti del governo è quella di utilizzare inchieste giudiziarie per liberarsi di media e giornalisti scomodi. Nel rapporto Hrw viene citato il caso di Cumhuriyet, storico quotidiano indipendente, che nel 2015 ha visto l’arresto del direttore Can Dundar e del caposede di Ankara Erdem Gul, mentre all’inizio di novembre ha subito un blitz della polizia al termine del quale 12 giornalisti sono finiti in carcere. Anche in questo caso l’accusa è di legami con i golpisti di Gulen e con i curdi del Pkk.
Secondo Hugh Williamson, direttore di Human Rights Watch per Europa e Asia Centrale, il fatto che ci siano “148 giornalisti in carcere e 140 media” chiusi durante lo stato di emergenza mostra la “deriva del primato del diritto e dei rispetto dei diritti umani” in Turchia. (agi)

 

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