BOLOGNA – Dopo il caso di giovedì, che ha visto il giornalista Maurizio Papa dell’agenzia Dire venire fermato e identificato dalle Forze dell’ordine durante gli scontri col Cua in piazza Puntoni, il Consiglio comunale di Bologna bacchetta la Questura e prende posizione in difesa della libertà di stampa. Ma l’unanimità non c’è. E persino nel Pd, le divisioni non mancano. Non tanto sulla tutela del diritto di cronaca, quanto sui toni duri usati durante il dibattito contro le Forze dell’ordine. E così accade che la renziana Raffaella Santi Casali si smarchi dal voto del proprio gruppo.
Cos’è accaduto ieri a Palazzo D’Accursio? Il dibattito nasce da un ordine del giorno presentato in aula da Federico Martelloni di Coalizione civica, che esprime “preoccupazione per il reiterarsi di episodi che limitano la libertà di stampa” e auspica che “tutte le Istituzioni operino perchè siano garantiti” il diritto di cronaca e di informazione, come sancito dalla Costituzione.
Nel documento si mettono in fila gli ultimi casi: oltre a quello di giovedì, Martelloni ricorda l’allontanamento dei cronisti durante lo sgombero di via de’ Maria l’11 ottobre e l’identificazione di un fotoreporter di Repubblica Bologna durante una manifestazione il 27 ottobre.
“Mi piacerebbe che il Consiglio si esprimesse in modo compatto – afferma Martelloni – perché siano garantiti il diritto all’informazione e la libertà di stampa. Anche l’Ordine dei giornalisti ha duramente ammonito le istituzioni a tutelare il diritto di cronaca”. E aggiunge: “Non siamo in un regime totalitario, ma sappiamo che anche in un Paese come questo possono accadere limitazioni alla stampa in contesti di tensione. Pensiamo al G8 di Genova. Se è successo questo, cosa può accadere in un contesto di tensione maggiore?”.
Il Pd condivide in pieno il documento di Coalizione civica. E alcuni esponenti dem rincarano la dose. “È importante che il Consiglio comunale prenda posizione a seguito di una scia di episodi da guardare con grande attenzione ed equilibrio – afferma l’ex assessore Andrea Colombo – bisogna tenere alta la guardia, tre indizi fanno una prova. Delineano un contesto preoccupante per la non piena tutela della libertà di stampa. Siamo sicuri che non ci sia stato un atteggiamento preordinato nè intendiamo discutere della gestione dell’ordine pubblico, che compete ad altre istituzioni. Ma non ci possono essere tentennamenti sulla libertà d’informazione”.
Duro anche Francesco Errani. “Ieri è accaduto un episodio gravissimo e va detto con forza – afferma – a Bologna non devono ripetersi questi fatti”. Per il renziano Marco Lombardo, “le forze dell’ordine vanno ringraziate per il lavoro che fanno, ma qui c’è un tema di bilanciamento dei diritti: la sicurezza e il diritto di cronaca. Lungi da me pensare che dietro ci sia un’indicazione della Questura, ma questi fatti non possono essere derubricati come incidenti di percorso”.
Anche secondo il renziano Piergiorgio Licciardello “non c’è un disegno, ma è ragionevole dare un segnale. Non darlo rispetto a queste vicende può significare tolleranza per qualcosa che non è tollerabile”. Chi, invece, non esclude un indirizzo rigido di piazza Galileo nei confronti della stampa è il capogruppo M5s, Massimo Bugani. “Non c’è neanche da discutere tanto – sostiene – non c’è nessuna condanna, nulla contro la Polizia, che anzi ringraziamo per il lavoro che svolge. Ma può darsi che sia stata data una linea, magari in assoluta buona fede, che però crea problemi. E allora se c’è un indirizzo va tolto. E se invece è un’iniziativa dei singoli, valutino di non farlo più”.
Più cauto il capogruppo Pd, Claudio Mazzanti. “Chiedere i documenti è legittimo, gli agenti si sono sbagliati – afferma – ma dobbiamo ribadire il concetto che la libertà di stampa va tutelata”. Della stessa idea il dem Raffaele Persiano. “Chiediamo alle Forze dell’ordine maggiore attenzione perchè non si ripetano questi scivoloni. Non pensiamo a un complotto, ma a un errore forse dovuto all’eccessiva tensione di questi giorni”.
Di tutt’altro avviso la renziana Santi Casali, che ribadisce la solidarietà al giornalista della Dire ma prende le distanze dal testo. “È un ordine del giorno allusivo – attacca – tre indizi di cose mescolate non fanno una prova, ma una suggestione a cui io non voglio beccare”.
La presa di posizione della renziana è simile a quella del centrodestra, che in coro si dice dispiaciuto per quanto accaduto giovedì al cronista dell’agenzia, ma in aula chiede la possibilità di votare il testo per parti separate. E così, il passaggio sulla tutela della libertà di stampa viene approvato all’unanimità, mentre il resto dell’ordine del giorno, dove si mettono in fila i fatti dell’ultimo mese, incassa sette voti contrari del centrodestra e l’astensione di Santi Casali.
“Mi sembra un dibattito da Urss – attacca il capogruppo Fi, Marco Lisei – non vedo la gravità nel richiedere le generalità anche a un giornalista, ci vuole molto equilibrio nel valutare le situazioni e nell’evocare una violazione dei diritti costituzionali. Non c’è stato alcun sequestro dei telefoni, il giornalista è stato privato solo per qualche minuto del diritto di cronaca”. Quindi “è un episodio spiacevole – ammette Lisei – un infortunio che si poteva evitare e che spero non si verifichi più. Ma far passare le Forze dell’ordine per censori mi sembra inadeguato. La libertà di stampa non si discute, ma si tratta di tre episodi che non possono essere ricondotti a una mancata tutela della libertà di stampa”.
Per l’azzurro Francesco Sassone, addirittura, gli agenti “non hanno sbagliato, hanno solo dato corso alle loro procedure. Hanno fatto un controllo doveroso”. Critica anche Paola Francesca Scarano, capogruppo della Lega Nord a Palazzo D’Accursio. “È un ordine del giorno totalmente strumentale – attacca – si dicono cose non vere che fanno male alla democrazia. Questa polemica e tutta questa preoccupazione per il diritto di cronaca mi sembrano molto surreale”. (Agenzia Dire)
Andrea Sangermano