ROMA – Il collega Edmondo Rho (“Ingiustificato allarmismo sulle pensioni Inpgi” pubblicato da Giornalisti Italia il 25 settembre scorso) focalizza la sua risposta sui cosiddetti “diritti acquisiti” di una parte di colleghi che al 31 dicembre 2016 avranno maturato almeno 35 anni di contributi sommando Inpgi e Inps.
Tutti i consiglieri dell’Inpgi conoscono la realtà di molti colleghi titolari di contribuzione mista, Inpgi-Enpals per i quali l’attuale riforma sembra obbligare al ricongiungimento oneroso oppure al ricorso alla pensione di vecchia pur possedendo i requisiti, in base alle norme della legge Fornero, per accedere con 42 e 10 mesi di contributi a quella di anzianità.
Spero davvero di sbagliarmi perciò raccolgo l’invito ad “incrociare le fonti” e per non prendere per “oro colato” indiscrezioni di varia provenienza chiedo la cortesia di una risposta alle seguenti semplici domande:
A dicembre 2016 avrò 61 anni di età anagrafica, 369 mesi (oltre trent’anni) di contributi Inpgi, 7 anni e nove mesi di contributi Enpals e 2 anni e 7 mesi di contributi Inps.
Con oltre 40 anni di contribuzione complessiva in data 31 dicembre 2016, quando potrò accedere alla pensione di anzianità senza ricorrere all’oneroso ricongiungimento di tutti i miei contributi Enpals e Inps?
È vero o falso che la riforma mi preclude la norma dei 35 anni di contributi Inpgi-Inps necessari per la pensione di anzianità a cui avrei potuto accedere sommando almeno i miei contributi Inpgi (senza quelli Enpals non previsti dalla legge Vigorelli) a quelli Inps?
Èvero o falso che le nuove norme Inpgi mi precludono anche il diritto alla pensione, previsto dall’Inps, al raggiungimento dei 42 anni e 10 mesi di contributi complessivi?
È vero o falso che l’unica opposizione di merito alla riforma in seno al consiglio di amministrazione si è focalizzata sul contributo di solidarietà a carico di pensionati beneficiari di condizioni che saranno precluse alle generazioni future?
Un cordiale saluto.
Valter Padovani
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Rispondo alla cortese lettera del collega Padovani (al quale nel frattempo è stata fatta avere, tramite Giornalisti Italia, la sua situazione personalizzata elaborata dagli efficientissimi Uffici Inpgi) anche per dare informazioni che possono essere utili a tutti i numerosi giornalisti con contribuzioni Enpals.
Con la vecchia normativa Inpgi, ancora in vigore, il collega avrebbe potuto andare in pensione nel 2018: in realtà, senza effettuare la ricongiunzione, il collega potrebbe, sempre nel 2018, ottenere una pensione di anzianità in totalizzazione (40 anni di contribuzione + 24 mesi di finestra) utilizzando la norma del Dlgs 42/2006. Ma attenzione: in questo caso, le quote di pensione sarebbero interamente calcolate col sistema contributivo e pagate interamente dall’Inps, anche per la parte a carico Inpgi (e, tra l’altro, andando così in pensione, il collega in tal caso dovrebbe pagare volontariamente la Casagit per mantenerla).
Segnalo, inoltre, che non sono vere le affermazioni sulla “legge Vigorelli” del 1955 che, in questo caso, non è applicabile in quanto non contempla l’utilizzo della contribuzione Enpals (per il collega Padovani si tratta di quasi 8 anni, e non arriva ai 35 anni Inps+Inpgi entro il 2016). Aggiungo che non è vero che l’Inpgi non applicherà la normativa generale. I colleghi potranno andare in pensione con 42 anni e 10 mesi di versamenti mantenendo i sistemi di calcolo vigenti solo se la contribuzione è accentrata in un unico ente o se è possibile applicare la “legge Vigorelli” (quindi Inps+Inpgi ma non Enpals).
Faccio presente che qualcosa potrebbe cambiare con la prossima Legge di Stabilità: si tratterà di vedere, dopo l’approvazione e la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, il testo della legge e se si applicherà anche all’Inpgi (almeno alla gestione principale). Come noto, dovrebbe essere previsto il principio del cosiddetto “cumulo gratuito”.
A questo proposito, sono inesatti gli articoli che parlano di “ricongiunzione gratuita” dato che il governo avrebbe intenzione di applicare il principio del pagamento “pro rata” della pensione da parte dei diversi enti (senza spostare la contribuzione, e quindi senza ricongiungere) applicando di fatto anche agli altri istituti di previdenzai il principio previsto fin dal 1955, con la “legge Vigorelli”, solo per Inpgi e Inps (gestioni principali, all’epoca le rispettive gestioni separate non esistevano).
Aggiungo che, a livello di consulenza, non consiglio la strada della totalizzazione ai colleghi che (come in questo caso) hanno molti anni di contributi Inpgi calcolati con il metodo retributivo: avere una pensione interamente calcolata col metodo contributivo significa, nella maggior parte dei casi, prendere una pensione molto più bassa.
Faccio presente invece che, con la ricongiunzione all’Inpgi, il collega potrebbe andare in pensione in qualsiasi momento: anche adesso.
Il costo della ricongiunzione, spesso elevato, è quello che “spaventa” molti colleghi.
Ma bisogna fare bene i conti, caso per caso, perché la ricongiunzione ancorché onerosa può dare numerosi e grandi vantaggi, quali:
1) poter andare in pensione prima, anche con diversi anni d’anticipo;
2) incassare dall’Inpgi una pensione decisamente più alta;
3) ottenere un risparmio fiscale molto considerevole;
4) poter pagare a rate il costo della ricongiunzione, anche con trattenuta dalla pensione Inpgi.
Si tratta di una strada, quella della ricongiunzione, che quindi consiglio al collega di valutare con grande attenzione. Altrimenti, potrebbe andare in pensione di vecchiaia nel 2022, spostando il pensionamento di circa 4 anni in avanti rispetto alla vecchia normativa previgente quella prevista dalla riforma.
Spero di aver dato una risposta utile non solo al collega Padovani, ma anche ad altri giornalisti con posizioni simili alla sua. Circa le domande “vero o falso” confermo che c’è una sola cosa vera: l’unica opposizione (da parte di due consiglieri) all’interno del Cda Inpgi si è concentrata sul contributo di solidarietà previsto per gli attuali pensionati. Si tratta di un contributo che personalmente trovo, invece, equo e legittimo. Un cordiale saluto.
Edmondo Rho
Consigliere d’amministrazione Inpgi
Presidente Commissione Previdenza