Il giornalista Otmane Lahiani rapito e liberato a luglio: “Sequestro a scopo di riscatto”

Italiani rapiti in Libia: “Non è opera dell’Isis”

Bruno Cacace e Danilo Calonego

Bruno Cacace e Danilo Calonego

TUNISI (Tunisia) – Nella regione della Libia meridionale dove ieri sono stati rapiti i cittadini italiani Bruno Cacace e Danilo Calonego “non vi è alcuna presenza di Daesh” (acronimo arabo per Stato islamico), ma vi sono “tribù che si sono sostituite allo Stato”. Lo ha detto ad “Agenzia Nova” il giornalista algerino Otmane Lahiani, anch’egli rapito lo scorso 22 luglio in Libia insieme ad altri due giornalisti tunisini mentre si stavano recando verso l’aeroporto di Tripoli.
“Queste milizie rapiscono a scopo di estorsione o per risolvere alcuni problemi con le entità statali. Per esempio, tempo fa vennero rapiti dei diplomatici tunisini per chiedere il rilascio di un leader arrestato in Tunisia”, ha detto Otman, in riferimento al caso di Walid al Qalib, leader delle milizie di “Alba della Libia” rilasciato in seguito al rapimento di otto diplomatici tunisini nella capitale libica. “Conosco la zona dove sono stati rapiti gli italiani. È sotto il controllo delle milizie e delle tribù, che hanno sostituito lo Stato. Qui non c’è Daesh”, ha detto il giornalista algerino, secondo cui queste tribù locali “chiedono regole federali” allo Stato centrale.
Lo scorso 22 agosto Otmane Lahiani è stato sequestrato da un gruppo armato composto da otto persone lungo la strada verso l’aeroporto di Tripoli. Due macchine hanno tagliato la strada alla sua vettura, costringendo Lahiani, due colleghi tunisini (Sofiene Chourabi e Nadhir Gtari) e l’autista libico a salire nel bagagliaio dell’auto dei rapitori, per essere poi portati in una casa abbandonata in un luogo non definito.
“Ci hanno chiesto chi eravamo, che cosa facevamo in Libia e con chi ci eravamo coordinati per effettuare la copertura giornalista a Tripoli. Ci hanno interrogati solo per capire se potevano ricattare qualcuno”, ha aggiunto il giornalista. “Ho scoperto in seguito che siamo stati sequestrati in un’area chiamata Suk el Jema, controllata da un gruppo guidato da un tale chiamato Haithem Tajouri, noto per questo tipo di sequestri”, ha aggiunto Lahiani. (Agi)

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