Appello dell’Associazione Subalpina ai candidati alla presidenza della Regione

Piemonte: una legge per uscire dalla crisi

Stefano Tallia

Stefano Tallia

TORINO – Impegni concreti per salvaguardare e rilanciare l’informazione in Piemonte. L’Associazione Stampa Subalpina, a firma del segretario Stefano Tallia, ha inviato un appello ai sei candidati alla Presidenza della Regione Piemonte, affinché nei loro programmi e nella loro futura azione di governo dedichino attenzione alla situazione di difficoltà e trasformazione in cui vive il mondo dell’informazione.
Non vi è settore immune dagli effetti di una crisi causata da un lato dal crollo degli investimenti pubblicitari e dall’altro dalla transizione al digitale. I quotidiani hanno fortemente ridimensionato gli organici; diversi periodici locali han dovuto ricorrere a tutti i possibili ammortizzatori sociali. Particolarmente drammatica la situazione dell’emittenza radiotelevisiva locale: voci storiche come “Telesubalpina” e “Telestudio” hanno già chiuso i battenti e altre potrebbero seguire lo stesso destino. La Rai ha soppresso la trasmissione “Montagne”, il solo lascito delle Olimpiadi del 2006, e i recenti provvedimenti del Governo, che hanno sottratto 150 milioni di euro al bilancio dell’azienda, rischiano di andare a colpire proprio l’informazione regionale.
Risultato? Un impoverimento generale per tutti i piemontesi. Meno voce per il Piemonte. Anche per questa situazione, centinaia di giornalisti vivono ormai da anni una condizione di riduzione dei compensi, dovuta all’utilizzo degli ammortizzatori sociali e a pagamenti sotto la soglia della decenza, senza certezze per il proprio futuro.
Non basta. Sono ormai passati quattordici anni dall’approvazione della legge 150 e le decine di giornalisti che lavorano nella pubblica amministrazione attendono ancora che venga riconosciuto il loro ruolo professionale.
La Regione può fare molto. A chi si candida a guidare il Piemonte per i prossimi cinque anni la Subalpina chiede di assumere pochi, precisi e concreti impegni, a cominciare da una nuova legge per l’editoria: non si tratta di chiedere nuove risorse, ma di distribuire in maniera diversa le poche a disposizione, premiando quelle aziende che investono in progetti innovativi e nel rispetto delle regole e dei contratti giornalistici.
Non esistono bacchette magiche per risolvere i problemi complessi dell’emittenza e della carta stampata, degli uffici stampa e dei freelance. Ma l’informazione del territorio e sul territorio deve essere rinforzata, rilanciata e riqualificata.
Solo l’unità d’intenti e una moderna progettualità possono assicurare un futuro all’editoria in Piemonte. La Subalpina è pronta a fare la sua parte.

***
EDITORIA, UNA NUOVA LEGGE PER USCIRE DALLA CRISI
Appello a chi si candida a governare il Piemonte

C’è anche l’editoria tra i settori investiti dalla crisi, che ha colpito negli ultimi tre anni in maniera drammatica la nostra regione. Si tratta di numeri che non sono certo vistosi come quelli del comparto industriale e che tuttavia rischiano di impoverire il tessuto democratico del Piemonte riducendo al silenzio voci storiche, emblema del pluralismo del nostro territorio.
Non vi è settore dell’informazione immune dagli effetti di una crisi causata da un lato dal crollo degli investimenti pubblicitari e dall’altro da una transizione al digitale, che sta assottigliando le fonti di ricavo tradizionali senza che i new-media garantiscano ancora un modello di business stabile. Centinaia di giornalisti vivono ormai da anni una condizione di riduzione salariale, dovuta all’utilizzo degli ammortizzatori sociali, senza certezze per il proprio futuro. E poi ci sono le difficoltà delle centinaia di collaboratori precari, i cui pagamenti, in attesa che trovi attuazione la legge sull’equo-compenso, restano sotto la soglia della decenza.
Le ristrutturazioni nelle grandi testate
Le prime aziende ad avviare processi di ristrutturazione sono state “La Stampa” e “Tuttosport”: solo negli ultimi quattro anni si son contati 60 prepensionamenti a “La Stampa”, mentre “Tuttosport” ha perso oltre un quarto dell’organico redazionale. Operazioni che, se hanno migliorato la situazione finanziaria dei giornali, ne hanno invece impoverito il patrimonio professionale. I giornali non vivono solo di conti e dopo l’intervento sul taglio dei costi dev’essere chiarita al più presto la missione editoriale delle aziende. Un interrogativo particolarmente pressante per “La Stampa”, la cui proprietà appare al momento interessata anche ad altri investimenti in ambito editoriale. Quale sarà dunque il futuro di quello che è storicamente il giornale del Piemonte? Crediamo che questa sia una domanda la cui risposta non interessa solo al sindacato dei giornalisti.
…e nei giornali locali
Ma la crisi, come detto, non ha risparmiato neppure le testate locali. Nella nostra regione esistono almeno trenta giornali provinciali radicati e consolidati, al cui interno lavorano circa 120 redattori: si tratta di voci che in alcuni casi hanno una storia più che centenaria e che sono insostituibili per i loro territori. Il crollo del mercato pubblicitario ha minato l’equilibrio economico di queste aziende, che dovrebbero anche adeguare le tecnologie alle nuove piattaforme digitali. Molti editori, per contrastare gli effetti economici della crisi, hanno fatto ricorso agli ammortizzatori sociali rinunciando agli investimenti sulle tecnologie ed è proprio questo meccanismo a pregiudicare il futuro dei giornali.
L’agonia dell’emittenza locale
Particolarmente drammatica la situazione dell’emittenza radiotelevisiva locale, che si dibatte ormai da due anni in una crisi che pare senza via di uscita. In questo caso a imprimere un colpo letale è stato il passaggio al digitale terrestre, che da una parte ha imposto alle aziende massicci investimenti per adeguare gli apparati trasmittenti, dall’altro ha moltiplicato l’offerta riducendo gli introiti pubblicitari. E non hanno giovato neppure le difficoltà tecniche dei primi mesi di digitale terrestre. Inoltre, pesa anche l’incapacità di molti editori a rinnovare la propria offerta. Il risultato è che voci storiche come Telesubalpina e Telestudio hanno già chiuso i battenti e altre potrebbero seguire lo stesso destino a breve.
Rinnovare la missione della Rai
Un ruolo insostituibile è naturalmente quello svolto dalla Rai, che con il suo telegiornale regionale e con le rubriche “Leonardo” e “Ambiente Italia” assolve alla sua missione di servizio pubblico, garantendo visibilità anche nazionale alle tematiche del territorio. Tuttavia non possiamo non sottolineare con preoccupazione la soppressione della trasmissione “Montagne”, che rappresentava per altro il solo lascito delle Olimpiadi del 2006. E’ necessario rilanciare la missione della Rai anche in vista della ridiscussione del contratto di servizio nel 2016 e da questo punto di vista guardiamo con preoccupazione ai recenti provvedimenti del Governo che hanno sottratto 150 milioni di euro al bilancio dell’azienda, indicando proprio nell’informazione regionale una delle possibili fonti di risparmio. L’informazione del territorio dev’essere invece rilanciata e riqualificata e il destino della redazione e del Centro di Produzione di via Verdi non è una questione esclusivamente aziendale. E’ un dibattito che riguarda il futuro del territorio e di proposte già avanzate e possibili in questo senso ce ne sono tante: è indispensabile riproporre quelle idee con un impegno corale da parte di tutti i soggetti interessati, a partire naturalmente dalle istituzioni.
I giornalisti nella pubblica amministrazione
Sono ormai passati quattordici anni dall’approvazione della legge 150 e decine di giornalisti che lavorano nella pubblica amministrazione attendono ancora che venga riconosciuto il loro ruolo professionale. Si tratta di lavoratori che, per il carico di responsabilità e per la flessibilità dell’impegno che viene loro richiesto, non possono essere assimilati in tutto agli altri dipendenti della pubblica amministrazione. Sappiamo che la soluzione di questo problema dipende da una contrattazione nazionale e tuttavia crediamo che l’amministrazione regionale possa muovere autonomamente significativi passi verso questo riconoscimento. Altre Regioni hanno da tempo provveduto a riconoscere anche normativamente il valore professionale e democratico dei colleghi degli uffici stampa. Come prima cosa chiediamo il diritto del sindacato dei giornalisti a rappresentare i suoi iscritti all’interno della pubblica amministrazione, in applicazione della sentenza della Corte Costituzionale sulla rappresentanza sindacale.
Una nuova legge per uscire dall’emergenza
Sappiamo bene che si tratta di problemi complessi e sappiamo che non esistono bacchette magiche per risolverli. Tuttavia siamo convinti che, come accaduto in Toscana e in Emilia Romagna, anche in Piemonte possa essere approvata una moderna legge sull’editoria capace di porre le basi per il futuro del settore. Non si tratta di chiedere nuove risorse, che sappiamo non esserci, ma di distribuire in maniera diversa le poche a disposizione. Siamo convinti che i finanziamenti debbano premiare quelle aziende che investono in progetti innovativi e nel rispetto delle regole. Vogliamo ricordare come anche nella nostra regione alcune aziende (fortunatamente una stretta minoranza) abbiano preso ad applicare forzosamente ai giornalisti un contratto non giornalistico, firmato dalle organizzazioni confederali per il comparto grafico. Si tratta di una fuga dalle regole che chiediamo alle istituzioni di contrastare perché non è con le scorciatoie che si possono risolvere i problemi del settore. Solo l’unità d’intenti e una moderna progettualità può assicurare, anche in Piemonte, un futuro all’editoria. Sono questi gli impegni che il sindacato dei giornalisti chiede a chi si candida a guidare per i prossimi cinque anni la nostra Regione.

I commenti sono chiusi.