Lorusso e Giulietti: “E il Parlamento torni a discutere di abolizione del carcere”

Diffamazione, la Fnsi: “Il Senato ritiri la norma”

Un momento della conferenza stampa di stamane alla Fnsi con Lorusso e Giulietti

Un momento della conferenza stampa di stamane alla Fnsi con Lorusso e Giulietti

ROMA – «Ci aspettiamo il ritiro della norma in tempi brevi e ci aspettiamo anche una parola da parte del governo sul tema delle sanzioni previste per la diffamazione a mezzo stampa. Ma non ci fermiamo a questo: è necessario, infatti, che il Parlamento riprenda a discutere di abolizione del carcere per i reati di opinione e di tutti gli altri interventi che possano rendere più civile questo Paese».
Questo l’appello lanciato dal segretario della Fnsi, Raffaele Lorusso, al termine della conferenza stampa indetta nella sede del sindacato dei giornalisti per protestare contro la previsione dell’inasprimento delle pene per i cronisti che dovessero essere riconosciuti colpevoli di diffamazione nei confronti di politici, amministratori locali e magistrati contenuta nel disegno di legge in materia di contrasto al fenomeno delle intimidazioni ai danni degli amministratori locali.
«Se questa norma – ha osservato il presidente della Fnsi, Giuseppe Giulietti – è solo un equivoco, il Senato la ritiri. Se così non è siamo pronti a mobilitarci fino a scendere in piazza per ribadire quello che in Europa è ormai una certezza: il carcere per i reati di opinione va abolito. Quella di cui parliamo è una norma antinazionale, inserita nel provvedimento contro le minacce agli amministratori ma non richiesta dagli stessi promotori della legge, cioè Libera e Avviso Pubblico. Noi vogliamo ribaltare lo schema chiedendo di introdurre il reato di molestie all’informazione».
«La prossima settimana – ha rimarcato, chiudendo la conferenza stampa, il segretario Lorusso – saremo al congresso della Federazione internazionale dei giornalisti e in quella sede presenteremo come Federazione nazionale della stampa italiana un documento sul tema del carcere per i cronisti sul quale chiederemo il sostegno dei colleghi di tutto il mondo. Nessuno chiede l’impunità. Se un giornalista sbaglia è giusto che venga sanzionato, ma servono gli strumenti giusti, come il Giurì dell’informazione, e sanzioni adeguate. Sarebbe sufficiente recepire l’indirizzo consolidato della Corte europea dei diritti dell’uomo».

VERINI (PD): “CONDIVIDO L’APPELLO DELLA FNSI, IL CARCERE VA ABOLITO”

«Condivido pienamente l’appello della Federazione Nazionale della Stampa. Mi auguro innanzitutto che il Senato possa approvare prima possibile la legge licenziata a suo tempo dalla Camera, che prevede l’abolizione del carcere per i giornalisti in relazione al reato di diffamazione a mezzo stampa». Ad affermarlo è Walter Verini, capogruppo Pd in Commissione Giustizia della Camera e relatore in aula del provvedimento sulla diffamazione a mezzo stampa.
Una norma, aggiunge Verini, «che contiene misure, sia pure parziali, contro le intimidazioni delle querele temerarie nei confronti degli organi di informazione più coraggiosi, meno forti e più esposti. Quanto poi alla norma che la Commissione Giustizia del Senato ha introdotto qualche settimana fa (nel quadro del provvedimento a difesa degli amministratori locali minacciati e intimiditi spesso da poteri criminali) norma che prevede inasprimenti di pene fino al carcere per i giornalisti, credo e mi auguro che ci siano tutte le condizioni per chiarire ogni equivoco e togliere ogni ragionevole dubbio».
Per Verini «sono i giornalisti, specialmente in certe zone del Paese, ad essere troppo spesso vittime di intimidazioni al fine di impedire e bloccare inchieste e pubblicazioni. Sono vittime, insieme a quegli amministratori coraggiosi che fanno del rispetto delle regole e della legalità la loro azione quotidiana di governo. Se ci sono casi di organi di informazione, magari in combutta con poteri illegali o criminali, che si prestano a intimidire gli amministratori che fanno il proprio dovere, si definiscano gli strumenti di contrasto, senza minimamente ledere il diritto alla libera informazione, che soprattutto in certe aree del Paese, è spesso minacciata».

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