ROMA – Il gruppo Caltagirone Editore, dopo 20 anni di partecipazione attiva nella Fieg, la Federazione italiana editori giornali, ha deciso di “abbandonare l’associazione per diversità di vedute in merito al futuro del settore e allo sviluppo dello stesso”. Contestualmente si sono dimessi tutti i rappresentanti del gruppo, ivi compreso il cav. Francesco Gaetano Caltagirone e Azzurra Caltagirone vice presidente dell’Associazione” e presidente della categoria Quotidiani nazionali.
Del gruppo Caltagirone Editore fanno parte i quotidiani Il Messaggero, Il Mattino di Napoli, Il Gazzettino di Venezia, Il Corriere Adriatico, il Quotidiano di Puglia e Leggo con le relative edizioni on line. “Fatti i doverosi distinguo, la decisione della Caltagirone Editore – scrive Il Messaggero – ricorda quella assunta dal Gruppo Fiat quando alcuni anni fa, sulla base di visioni sul futuro dell’industria italiana non in sintonia con l’allora vertice della Confindustria, decise di abbandonare l’associazione degli industriali”.
Dan canto suo, l’agenzia di stampa Adnkronos ricorda che “editore ma non solo, il gruppo che fa capo a Francesco Gaetano Caltagirone, che annuncia l’addio alla Fieg per «diversità di vedute», un po’ come la Fiat di Marchionne fece con Confindustria all’inizio del 2012, è presente in tanti settori, dal cemento, all’immobiliare, alle grandi opere, assicurazioni e retail. Il gruppo ha le sue radici nelle costruzioni: cinquant’anni fa, il 6 maggio del 1966 la prima operazione a Roma, in un’area vicino villa Pamphili, dove l’imprenditore costruisce tre fabbricati. Quasi vent’anni dopo è la volta dell’acquisizione di Vianini, gruppo storicamente presente nelle costruzioni e con cui la Caltagirone assume il profilo industriale che poi diventa la propria cifra: nel 1992, in seguito al processo delle privatizzazioni, l’Iri cede al Gruppo Caltagirone la propria partecipazione in Cementir Holding in seguito ad una procedura di asta competitiva. Dopo una fase di riassetto organizzativo e produttivo, la società avvia un processo di forte espansione internazionale tanto che in pochi anni deriva circa il 9% dei propri ricavi dall’Italia ed opera in tutto il mondo”.
A partire dagli anni Novanta cominciano gli investimenti nell’editoria. Francesco Gaetano Caltagirone possiede oltre il 3% di Generali e sul fronte della finanza è azionista di Unicredit. Il gruppo è presente anche nel settore delle utility con Acea, dove è il principale investitore privato.
Immediata la replica della Fieg. “In relazione a quanto comunicato dalla Caltagirone Editore – afferma la Federazione degli editori – si precisa che la scelta del Gruppo di uscire dalla associazione è conseguente alla decisione del Comitato di Presidenza che, all’unanimità con una sola astensione, aveva invitato le società de Il Messaggero, Il Mattino e de Il Gazzettino a riconsiderare una iniziativa assunta al di fuori non solo delle scelte, ma anche delle logiche associative”.
In buona sostanza, il presidente della Fieg, Maurizio Costa, ha giustamente chiesto al Gruppo Caltagirone di rivedere la scelta di spacchettare le attività produttive delle testate dei quotidiani Il Messaggero, Il Mattino e Il Gazzettino attraverso la cessione dei rami d’azienda in spregio alle regole previste dal contratto nazionale di lavoro. Una decisione che ha scatenato la protesta dei lavoratori ed è finita in un’interrogazione parlamentare dei deputati Cesare Damiano e Marco Miccoli (Pd) al Ministro del lavoro e delle politiche sociali che, richiamando la nota sindacale del 29 febbraio 2016, rilasciata congiuntamente dalle sigle sindacali di categoria dei poligrafici (sindacato lavoratori della comunicazione — Cgil, Federazione informazione spettacolo e telecomunicazioni — Cisl, Unione italiana lavoratori della comunicazione – Uil) hanno evidenziato che «il 23 febbraio 2016 Francesco Gaetano Caltagirone e Azzurra Caltagirone (vicepresidente della Fieg) hanno comunicato lo spacchettamento delle attività produttive delle testate dei quotidiani Il Messaggero di Roma, Il Mattino di Napoli e Il Gazzettino di Venezia, in spregio alle regole previste dal contratto nazionale di lavoro. In modo subdolo il 23 dicembre 2015 hanno costituito le società Servizi Italia 15 srl, Stampa Napoli 2015 srl e Stampa Roma 2015 srl che “acquisiranno i rami d’azienda delle testate dei quotidiani sopra richiamate”.
Operazione, effettiva dal primo aprile 2016, ma “alle organizzazioni sindacali la procedura attuata risulta volta ad una destrutturazione del contratto collettivo nazionale poiché provocherà, per 77 lavoratrici e lavoratori coinvolti, un passaggio dal Ccnl dei Poligrafici a quello del Commercio, nonché licenziamenti individuali senza giustificato motivo e spostamenti forzosi da una attività all’altra. Esempio di questa precisa volontà risiede nell’attuale licenziamento di 3 lavoratori de Il Mattino di Napoli” e 1 del Gazzettino di Venezia.
Sulla vicenda il Gruppo Caltagirone ha sempre rigettato qualsiasi proposta ed avviato “un concreto attacco ai diritti di tutti i lavoratori poligrafici” che ha costretto le segreterie nazionali di Slc-Cgil, Fistel-Cisl e Uilcom-Uil ad indire lo sciopero del settore, al quale hanno aderito in segno di solidarietà anche i giornalisti.
I parlamentari hanno anche ricordato che il gruppo Caltagirone ha usufruito dei fondi previsti per l’editoria, “il che rende discutibili dinamiche come quelle descritte”. Infatti, in attuazione del piano dell’editore, 77 addetti ai servizi delle tre testate (amministrativi, diffusione, ufficio del personale, segreteria di redazione) dal 1° aprile sono passati a Servizi Italia 15 srl: ai dipendenti viene applicato il contratto del commercio, che non contempla gli interventi della legge 416 dell’editoria in materia di ammortizzatori sociali, come i prepensionamenti. I lavoratori produttivi del Mattino e del Messaggero sono finiti, invece, alle nuove società Stampa Napoli 2015 srl e Stampa Roma 2015. Si tratta dei dipendenti addetti ai settori stampa, prestampa, archivio, servizi tecnici informatici, area di preparazione, rotative.
A giudizio dell’Adnkronos, l’agenzia di stampa guidata da Pippo Marra, “la scelta di Caltagirone di lasciare la Fieg potrebbe aprire la strada a nuove uscite eccellenti dalla Federazione degli editori”, mentre la Federazione nazionale della stampa ribadisce la necessità di salvaguardare e difendere l’informazione di qualità. “Un’esigenza – sottolinea la Fnsi – che non può passare attraverso la cancellazione di diritti fondamentali e tutele collettive in nome di non meglio precisate politiche aziendali volte al contenimento dei costi. Il settore editoriale è ancora duramente provato da una crisi di natura strutturale. Pensare di poterne uscire da soli significa soltanto imboccare scorciatoie che porteranno inevitabilmente in un vicolo cieco. Le innegabili criticità di questa fase di profondi cambiamenti devono, invece, essere affrontate con una visione complessiva di sistema, che sappia coniugare efficienza e investimenti, senza la pretesa di mortificare il confronto con le parti sociali”. Una situazione che impone al Governo un’immediata presa di posizione. Non a caso, infatti, il segretario nazionale della Uilcom Uil, Roberto Di Francesco, non ha esitato ad attaccare il Gruppo Caltagirone accusandolo di “destrutturare il contratto dei lavoratori poligrafici dopo avere intascato gli ultimi provvedimenti previsti dalla legge di Stabilità per il settore dell’editoria”. (giornalistitalia.it)