ROMA – “Il tema dei tempi di prescrizione è fondamentale nei processi per i reati di corruzione. Inoltre bisogna salvaguardare le intercettazioni perché rappresentano uno strumento principe contro mafia e corruzione”. Queste la parole del procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone intervenuto all’iniziativa “A mano disarmata, forum internazionale dell’informazione contro le mafie” (promosso dall’omonima associazione in collaborazione con Fnsi e Associazione Stampa Romana e con il patrocinio dell’Ordine dei giornalisti del Lazio, ndr) all’Auditorium Parco della musica di Roma.
Intervistato sul quale siano le leggi ancora da fare in merito alla lotta alla mafia Pignatone ha sottolineato la necessità di tenere massima l’attenzione sui tempi di prescrizione e sulle intercettazioni come strumento di indagine irrinunciabile.
Per il resto “la legislazione antimafia italiana è all’avanguardia proprio perché le mafie come quella italiana nel mondo occidentale non esistono e lo studio che da sempre ne viene fatto ha prodotto le leggi che usiamo – ha aggiunto Pignatone – . Miglioramenti sono possibili, soprattutto in un settore di crisi com’è quello dei beni confiscati. Crisi che però nasce dal fatto che abbiamo miliardi e miliardi di valore in beni sequestrati da gestire”.
“L’infiltrazione delle mafie negli enti locali non è una novità, ma a giudicare dalle indagini, è più accentuata”, sottolinea Pignatone. L’intreccio tra mafia e politica cresce “in parte perché nonostante la crisi nelle amministrazioni ci sono soldi e poi perché è venuto meno il controllo sociale”, aggiunge Pignatone sottolineando che “oggi quasi in ogni operazione antimafia troviamo un amministratore locale coinvolto”.
“L’infiltrazione delle mafie negli enti locali non è una novità, ma a giudicare dalle indagini, è più accentuata”. Così il procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone intervenuto all’iniziativa “A mano disarmata, forum internazionale dell’informazione contro le mafie”, all’Auditorium Parco della musica di Roma. L’intreccio tra mafia e politica cresce “in parte perché nonostante la crisi nelle amministrazioni ci sono soldi e poi perché è venuto meno il controllo sociale”, aggiunge Pignatone sottolineando che “oggi quasi in ogni operazione antimafia troviamo un amministratore locale coinvolto”.
“Se penso alle centinaia di morti ammazzati dalla mafia a Napoli, Reggio Calabria e in Sicilia negli anni Settanta e Ottanta, fino ai primi Novanta, la situazione di oggi è diversa e molto variegata”, sostiene Pignatone secondo il quale in tema di lotta alla mafia “tantissimo è stato fatto ma tantissimo c’è ancora da fare”. Il magistrato sottolinea come in alcune aree d’Italia “come la Lombardia” ancora spesso si neghi l’esistenza stessa della mafia. (La Presse)
Il procuratore capo di Roma Pignatone al Forum dell’informazione “A mano disarmata”