ROMA – Sulle intercettazioni il presidente del Consiglio ha abbassato prudentemente la guardia nei confronti dei magistrati dopo una partenza a testa bassa, mentre rimane ai ferri corti con i giornalisti che le pubblicano quando fanno comunque notizia. Li accusa di perdersi nei pettegolezzi e nei gossip. In altre parole, secondo lui, lo scandalo dei petroli di Potenza, che ha costretto una ministra a dimettersi, sarebbe scoppiato per colpa del chiacchiericcio di certa stampa.
È dai tempi di Mani pulite dei primi anni Novanta che i potenti, la casta, i colletti bianchi non vogliono che siano portati in piazza i loro affarucci, altarini, peccatucci che considerano veniali; e macchinano, finora senza successo, per un giro di vite legislativo sull’informazione sgradita. Grazie anche a un’opinione pubblica ormai smaliziata, si è impedito il silenzio stampa sul malcostume politico anticamera della corruzione.
Ora è in atto un ultimo tentativo che affida carta bianca a Renzi, noto intollerante dei giornalisti ficcanaso, mediante un ddl/delega passato alla Camera e ora approdato al Senato. Si dimentica o si finge di dimenticare che già oggi codice penale e reato di diffamazione, sbarrano il passo alla cattiva cronaca. Bastano e avanzano per le ragioni della giustizia!
Dietro lalibi della protezione della sfera privata, si tenta di raggiungere lo scopo più ambito dal potere: disarmare la critica giornalistica e ottenere un’immunità politica senza confini. Eppure, quando fa comodo, la riservatezza cede alle ambizioni dell’apparire e del mettersi in bella mostra come i protagonisti del mondo dello spettacolo. Per fortuna, il fortino è assediato da tutte le parti.
Anche magistrati, come Davigo, neo presidente di Anm, ammettono che la rilevanza delle intercettazioni non è soltanto giuridica. Chiunque riveste incarichi pubblici, dovrebbe rispondere da re nudo con stili di vita irreprensibili 24 ore su 24 ovunque e dovunque in casa come nel Palazzo. In tal senso, la giurisprudenza della Corte europea sta facendo breccia nella resistenza di diversi Paesi.
Altrove i personaggi pubblici stanno imparando ad accettare la supremazia del diritto di cronaca esercitato nellinteresse pubblico, da noi Renzi si aspetta dal Parlamento la delega in bianco per frenare la diffusione delle intercettazioni e per imporre la mordacchia ai cronisti.
Romano Bartoloni
Segretario Sindacato Cronisti Romani